Pisa, 6 gen — Le città italiane ridotte alla stregua delle banlieu parigine, dove le baby gang di immigrati — pardon, nuovi italiani — comandano come se l’unica legge fosse quella dettata dal possesso di coltelli: l’ultimo episodio di questa triste consuetudine si è registrato a Pisa, dove tre ragazzini 14enni viareggini sono stati rapinati alla stazione dei treni. Gli aggressori fanno parte del solito branco di ragazzini stranieri.

Baby gang rapina con coltello tre 14enni

A raccontare l’episodio a La Nazione è la mamma di una delle vittime. I tre adolescenti sono appena scesi dal treno alla Stazione San Rossore, quando a un certo punto «si rendono conto di essere pedinati da una banda di giovani stranieri più grandi solo di qualche anno». I tre amici, comprensibilmente preoccupati, cercano di distanziarsi dai loro inseguitori, senza chiedere aiuto alle forze dell’ordine. «Hanno così paura a chiedere aiuto che ritengono che l’unica soluzione possibile sia quella di camminare il più velocemente possibile per fare ritorno alla Stazione, salire su un altro treno e far ritorno a casa», spiega la donna. A quel punto è troppo tardi, la baby gang circonda le proprie vittime. «Uno dei ladri ha estratto un coltello di marca Opinel e l’ha puntato alla pancia di mio figlio. Quindi ha detto: ‘Ti sbuzzo e non ci sei più’. A quel punto ha preteso da lui e da tutti gli amici il portafoglio».

La baby gang si dilegua, e solo a quel punto i tre 14enni riescono a richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. «I ragazzi sono stati accompagnati a casa dalla Polfer ed erano troppo provati per poter parlare subito». La donna infine si sfoga così: «Mi chiedo come sia possibile che tre ragazzini, in pieno giorno, si trovino a vivere una simile esperienza in una città come Pisa. Sono poco più che bambini: innocui e tranquilli e hanno vissuto una esperienza che li segnerà».

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

4 Commenti

  1. A chiare lettere: a tutti i livelli, sempre più, chi si droga comanda ! Bene o male lascio Voi ad intendere.

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