Roma, 10 apr – Controlli potenziati e tutto chiuso fino a dopo il ponte della festa dei lavoratori, con il lockdown prorogato ieri con nuovo Dpcm fino al 3 maggio: è questa la decisione del presidente del Consiglio, concertata con il ministro della Salute e gli scienziati del Comitato tecnico scientifico (Cts) che hanno consegnato 5 pagine di relazione.
Due piatti della bilancia
Tra la minaccia della «seconda ondata» epidemica e il collasso economico di un’intera nazione il governo ha scelto così: «Dobbiamo mettere in sicurezza la salute degli italiani. Con la salute a rischio, non c’è economia. Le esigenze di Confindustria e di Assolombarda sono quelle di tutto il Paese». Lo ha detto il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, che ieri a Milano ha risposto così alle richieste avanzate in queste ore da diverse associazioni industriali del Nord. «Oggi – ha ricordato Boccia – il 34% delle attività economiche sono in funzione. Quelle che si sono fermate aspettano come tutti noi le ultime valutazioni scientifiche».
«Non ci sono ora le condizioni per ripartire», ha rincarato la dose il premier Giuseppe Conte nella videoconferenza con sindacati e imprese; convocati i segretari di Cgil, Cisl e Uil – Landini, Furlan e Barbagallo – che ieri avevano sollecitato l’incontro con una lettera. «Il lockdown durerà fino al 3 maggio», hanno riferito i sindacati all’uscita. I dati relativi alla trasmissione del virus sono in fase di rallentamento, ma non così rapido da permettere al Paese di ripartire del tutto. «L’indice di contagio non è sceso abbastanza», avverte il ministro Speranza. Una riapertura prematura delle attività produttive, spiega Conte, potrebbe causare un nuovo innalzamento della curva dei contagi. L’ «effetto psicologico», segnalano Viminale e scienziati, potrebbe dare l’illusione di un «via libera» e spingere milioni di italiani ad uscire per godersi i due ponti di 25 aprile e 1° maggio.
Chi riapre
Dopo Pasqua potranno riaprire solo le cartolibrerie; spazio anche ad alcune produzioni legate alla filiera agroalimentare (le aziende di imballaggi o di ruote dei carrelli) o sanitaria, e alla cura del verde boschivo per garantire la salute del territorio.
Le categorie lavori più a rischio
Il rapporto del Cts indica il livello di rischio basso, medio o alto a seconda della categoria. Per ristoranti, bar, dentisti, parrucchieri, personale scolastico e tutte le attività che comportano un rischio di prossimità fisica rischio alto; indice medio per uffici e fabbriche, che dovranno garantire l’applicazione di rigidi protocolli di sicurezza. Le attività con indice basso sono invece quelle legali, di contabilità e assicurative, la fabbricazione di mobili, le attività immobiliari, le consulenze aziendali, la riparazione di materiale elettronico e per la casa, l’industria delle bevande e le coltivazioni.
Pressing della Bellanova
Nell’esecutivo c’è chi scalpita. «Se aspettiamo il rischio zero, dobbiamo tenere chiuso fino a che non arriva il vaccino, non apriamo più, nemmeno il 4 maggio», attacca la renziana Teresa Bellanova al vertice con i capi dei partiti. «Invece dobbiamo pensare a un calendario progressivo di riaperture, in base ai dati epidemiologici territorio per territorio e alla capacità delle aziende di garantire la sicurezza e distanziamento sociale».
Cristina Gauri