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La fine del politicamente corretto agli Oscar? Non è tempo di festeggiare

by Andrea Grieco
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Oscar

Roma, 11 mar – La 96esima edizione dei premi Oscar, andata in scena questa notte al Dolby Theatre di Los Angeles, ha monopolizzato le prime pagine di tutto il mondo. Qui in Italia la sterile polemica su Io Capitano di Matteo Garrone lascia il tempo che trova e non fa altro che sottolineare la pochezza del dibattito nostrano. Tralasciando lo svolgimento della più prestigiosa rassegna che premia pellicole e personalità del mondo del cinema, la quale ha ancora una volta dimostrato di essere solamente un ritrovo da salotto dei radical chic a stelle e strisce e che ha visto il trionfo di Oppenheimer, diretto da Christopher Nolan (con ben 7 statuette su 13 candidature), quello che può interessare è il possibile abbandono da parte dell’Academy del completo asservimento alle logiche del politicamente corretto.

Gli Oscar dicono addio alla cultura woke?

La sfarzosa cerimonia agli Oscar è sembrata non dare seguito alla follia woke che, nonostante continui ad imperversare nel mondo occidentale, è sicuramente lontana dalle vette raggiunte nel periodo pre-Covid19. Cosa avrebbero dato solamente pochi anni fa i progressisti liberal americani per vedere trionfare la prima attrice nativa della storia del cinema Lily Gladstone come miglior attrice protagonista, premio invece assegnato ad Emma Stone. Ha sorpreso oltretutto la premiazione di American Fiction per la sceneggiatura non originale, una pellicola che critica direttamente la retorica woke e la cancel culture nel mondo accademico e culturale. Lo stesso Elon Musk su X ha detto come “vincere un Oscar ora significa solo vincere il Contest woke” (salvo poi replicare “suppongo di aver sbagliato”) mancanza di film aggiunti a forza solo per il loro contenuto “corretto” e il trionfo ai premi Oscar 2024 del campione di incassi dice sicuramente qualcosa.

Ora è tempo di contrattaccare

In questo ultimo periodo è sotto gli occhi di tutti una certa crisi dell’ondata woke che ha invaso gli Stati Uniti prima e ha raggiunto l’Europa poi. Anche se resistono delle sacche di follia, con il rischio di sedimentazioni nella nostra società, l’esagerazione sembra aver stancato il sistema. Non si può ancora festeggiare. L’attacco all’identità europea non è stato sicuramente cancellato dall’agenda, il mercato a priva vista ha solamente osservato che la “moralità” e l’“inclusività” non vendono più come prima. Ora, più che mai, è il tempo di un contrattacco.

Andrea Grieco

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