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La tristezza infinita dell’Arsenal femminile costretto a scusarsi perché “troppo bianco”

by Andrea Grieco
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Arsenal

Il caso scoppiato in Inghilterra nei giorni scorsi ha dell’incredibile. La foto di inizio stagione della squadra femminile dell’Arsenal, compagine calcistica di Londra, ha suscitato polemiche al di là della Manica per il colore della pelle delle giocatrici e dello staff tecnico: tutti bianchi. Un fatto che, agli occhi dei più semplicemente normale, ha creato così tanto scalpore nella multietnica capitale del Regno Unito da obbligare i Gunners ad esprimere le proprie (assurde) scuse per non avere calciatrici etnicamente differenti. “Nel 2023 nessuna squadra professionistica, maschile o femminile, dovrebbe essere formata da un organico soli bianchi”, questo il commento tipo indignato sotto il post della foto di squadra.

Le scuse assurde dell’Arsenal

Ha fatto pietà, quasi tenerezza, la nota ufficiale del club del nord di Londra in risposta alle accuse di alcuni pseudo tifosi: “Riconosciamo che la nostra attuale prima squadra non riflette la diversità esistente nel club e nelle comunità che rappresentiamo“. La paura di cadere nell’oblio oscuro del razzismo e della non inclusività ha dato spazio ad una vera e propria fiera dell’assurdo in casa Arsenal, i cui alti ranghi societari hanno indicato come “una priorità chiave” quella di rendere l’organico più diversificato e inclusivo.

Le follie del politicamente corretto

“In tutte le nostre squadre compresi i settori giovanili maschili e femminili, siamo orgogliosi che giocatori dai background diversi abbiano contribuito alla nostra storia, al nostro successo e alla nostra cultura”, altre parole di difesa da parte del club inglese che trovano pochi commenti. Il risentimento e il pensiero di essere in difetto solamente per il colore della pelle non “politicamente corretto” delle proprie giocatrici ha fatto cadere l’Arsenal nel circolo delle ipocrisie del mondo occidentale. L’uniformità ideologica del nostro tempo porta, anche nel business del calcio, ad eclatanti e assurde chinate di capo di fronte al perbenismo imperante, solo in funzione di non essere esclusi dalla “parte buona” dello schieramento.

Andrea Grieco

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