Milano, 26 dic — Alberto Zangrillo interviene sul delirio tamponi in atto in tutte le città italiane: ad ingrossare le file di fronte alle farmacie non vi è più, infatti, solo l’esercito di chi ha rifiutato il vaccino e deve pagare un obolo — in termini di tempo, denaro e qualità degradata della propria vita — per poter lavorare. Si mettono in coda, a centinaia di migliaia, anche coloro che devono spostarsi per le festività natalizie ed sono privi del green pass. E anche chi, nonostante la doppia o tripla dose e un fiammante super green pass da esibire ad ogni occasione, ingolfa ulteriormente la lista d’attesa per i test perché proprio non se la sente di affrontare pranzi e cenoni senza il verdetto di un test rapido. Alla faccia dell’efficacia vaccinale…
Zangrillo sconfortato: “Paese morto”
Davvero sconfortante, la visione dei propri connazionali messi in coda come nemmeno nella più sfrenata fantasia sovietica. Il tutto per farsi ficcare un cotton fiocc nelle narici: è quello che ha pensato stamattina Zangrillo, che nella sua Milano ha fotografato l’ennesimo «incolonnamento della speranza». Un serpentone di decine, forse centinaia di persone all’inseguimento disperato del fantasma di una normalità che — la realtà lo certifica — non esiste più. «Santo Stefano, ore 10 a Milano. 200 metri di coda per alimentare le casse delle farmacie, il terrorismo giornalistico e certificare la morte del Paese», twitta. Il primario del San Raffaele torna, nel giro di pochi giorni, sulla necessità di uscire dal un concetto di «emergenza» vecchio di due anni, bastonando chi ha in carico di gestire il Covid. E soprattutto chi, come i giornalisti, avrebbe il dovere morale di raccontare la verità e invece sceglie le note del terrore per prolungare ad nauseam la sensazione di trovarsi in mezzo a una pestilenza.
Bassetti è della stessa idea
Come Zangrillo la pensa anche Matteo Bassetti: «Se continuiamo con queste regole, per ogni persona risultata positiva al Covid-19 ci sono 50 persone che devono stare a casa ma ormai, per l’ampia diffusione del virus, il tracciamento non ha più senso». L’infettivologo genovese fa eco alle parole Zangrillo, argomentando ulteriormente: «Dobbiamo smettere di pensare che se qualcuno ha il tampone positivo pensa di essere appena uscito dal reattore nucleare di Chernobyl, perché non è così». Continuando ad eseguire milioni di tamponi, «tra un mese rischiamo di avere l’Italia ferma. Se continuiamo in questo modo a fare tamponi a tutti, anche a chi non sintomi o magari ha un raffreddore, cosa potrebbe accadere il 25 gennaio con magari 1,5 milioni di persone contagiate? Vorrebbe dire avere 10 milioni di persone ferme e in quarantena. In quel caso chi va a fare il pane, chi guida l’autobus, chi va ad insegnare a scuola? Si rischia di avere un Paese ingessato».
#SantoStefano, ore 10 a Milano.
200 metri di coda per alimentare le casse delle farmacie, il terrorismo giornalistico e certificare la morte del Paese. pic.twitter.com/fqcKSobjKy— Alberto Zangrillo (@azangrillo) December 26, 2021
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Siamo alle file sovietiche… !! Che bello.
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