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Lampedusa, abbandonata e vilipesa. E’ la disfatta dei guru dell’accoglienza

by Eugenio Palazzini
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Lampedusa, isola

Roma, 22 ago – La tanto decantata accoglienza degli immigrati rappresenta il fallimento più evidente dell’ideologia globalista. Il simbolo di questa disfatta emerge oggi dal cuore pugnalato di Lampedusa. L’isola delle Pelagie non è stata meramente abbondata, è stata appositamente selezionata per essere trasmutata in epicentro di una politica anti-nazionale per via della sua posizione geografica. Nell’indifferenza generale dell’Unione europea che assiste fischiettando all’invasione di una perla italiana incastonata nel Mediterraneo. A nessuno sembra interessare l’esplosione di un’isola, ma è proprio quell’isola così infuocata che smaschera i pagliacci ballerini (ogni riferimento a It aka Pennywise è puramente casuale) del buonismo à la page.

I numeri del dramma

Veniamo però ai numeri di questo fallimento. I continui sbarchi, agevolati in automatico dal lassismo del governo giallofucsia, hanno portato a Lampedusa un numero spaventoso di clandestini. L’hotspot di contrada Imbriacola potrebbe ospitare meno di 200 persone, ma al momento sull’isola sono presenti 1.400 immigrati irregolari. E mentre dai banchi dell’esecutivo continuano a favellare, puntando il dito contro discoteche e giovani scapestrati, ecco che nella serata di ieri sono “magicamente” spuntati 38 positivi a Lampedusa. Indovinate un po’? Sono tutti clandestini. A riguardo il governatore siciliano, Nello Musumeci, si è sfogato così: “E’ l’ennesimo episodio. Non comprendiamo l’atteggiamento dell’esecutivo che, oltre a non chiudere i porti, non si è ancora pronunciato sullo ‘stato d’emergenza’ per quell’isoletta a più di due mesi dalla nostra richiesta”. Già, e poi uno non deve pensar male e temere un menefreghismo calcolato.

Intanto, nella notte, è esplosa pure l’esasperazione a Favara. “El Pescador”, un peschereccio sequestrato ai trafficanti di uomini tunisini e collocato nella piazza Belvedere come simbolo dell’accoglienza, è stato dato alle fiamme. I vigili del fuoco sono poi riusciti a domare le fiamme e i carabinieri stanno cercando i colpevoli. Con tutta evidenza però, c’è un solo modo per evitare che l’esasperazione degeneri in rabbia incontrollabile: chiudere i porti e blindare i confini italiani.

Eugenio Palazzini

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