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Lavoro nero a Prato, operai africani presi a cinghiate dai padroni cinesi

by Cristina Gauri
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prato cinesi

Prato, 18 mag — Immigrati che sfruttano altri immigrati per il lavoro nero: succede a Prato, dove due cittadini cinesi sono finiti in manette per sfruttamento lavorativo ed evasione fiscale. E’ quanto emerso da un’operazione del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Prato nel settore del contrasto al sommerso di lavoro. Lo riporta il Secolo d’Italia. 

Gli operai africani denunciano i cinesi

Tutto è cominciato in seguito alla denuncia presentata alla Guardia di Finanza da tre immigrati di origine africana, operai presso una pelletteria di Poggio a Caiano. I tre avevano raccontato le condizioni di grande degrado e sfruttamento a cui erano costretti dai padroni dell’azienda, due cittadini cinesi. Percossi, pagati con stipendi da fame senza alcuna garanzia sindacale, alloggiati in luoghi fatiscenti. La ditta, intestata a un prestanome, era gestita interamente dai due stranieri inquadrati come dipendenti.

Condizioni da Terzo mondo

Scattano le indagini, da cui emergono, nei confronti di 18 immigrati, per la maggior parte cittadini cinesi, «evidenti indici di sfruttamento lavorativo, quali turni massacranti fino a 12 ore, con punte di 15, per 6 giorni settimanali, a fronte di stipendi mensili di circa 800 euro corrisposti in modo irregolare, nessuna garanzia in termini di tutele sindacali ed in tema di malattia, riposi settimanali, tredicesima e ferie». Inoltre, nella ditta venivano utilizzati macchinari «non conformi alla normativa sulla sicurezza e pericolosi per l’incolumità fisica dei lavoratori». Alcuni dei lavoratori erano soliti alloggiare in un parte della ditta adibita a dormitorio, in condizioni di sovraffollamento e di igiene precaria.

Picchiati e presi a cinghiate

Non solo: gli operai immigrati venivano regolarmente sottoposti a punizioni corporali. I tre extracomunitari di origine africana hanno riferito alle forze dell’ordine di essere stati percossi con schiaffi e cinghiate in almeno tre circostanze. Autrice delle punizioni corporali, la donna titolare della ditta. 

Cristina Gauri

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