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Liguria, dalle 18 i ristoratori riaprono per protesta: “E’ questione di sopravvivenza”

by Ilaria Paoletti
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Ristoratori Liguria

Genova, 7 apr – A Genova e in Liguria dalle 18, andrà in “scena” una protesta particolare: i ristoratori rialzeranno le serrande e accenderanno le luci, sebbene i locali rimarrano chiusi in rispetto della normativa anti Covid. Anche l’asporto sarà interrotto: “Vogliamo solo lavorare”, protestano.

Liguria, i ristoratori alzano le serrande

Siamo in piazza delle Erbe, il fulcro della movida nel centro storico di Genova, capoluogo della Liguria,  dove i ristoratori hanno deciso di portare avanti questa “disobbedienza civile” nei confronti di una serie di Dpcm che ha portato intere famiglie e attività sul lastrico.  Già a San Valentino, molti ristoratori genovesi avevano deciso di tenere aperti i propri locali.

“Se devo morire lo faccio qui, non sul divano di casa”

In tantissimi, infatti, sia in Liguria che a Genova hanno aderito alle reti di Mio Italia e IoApro. “Ho il cancello aperto, se qualcuno entra e chiede di mangiare dico: perché no – spiega Simone Burlando del ristorante Tannina wine pub, in corso Torino a Genova, intervistato dal Secolo XIX – Non è una protesta, ma è il bisogno di lavorare nessuno mi può impedire di farlo se rispetto le norme anticovid”. La pensa così anche Fabio Condidorio della Locanda in Centro, di Via Fiasella: “Da ieri apro a pranzo e a cena perché siamo arrivati a un punto che non riusciamo più a sostenere le spese, aiuti non ne arrivano e se devo morire lo faccio sul campo, e non sul divano di casa”.

Bianchini (Mio): “E’ istinto di sopravvivenza”

Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia, Movimento imprese e ospitalità, relativamente alla protesta che sta per avvenire in Liguria, dichiara: “Il vaccino per la ”variante imprese” si chiama lavoro. Il comparto dell’ospitalità a tavola (Horeca), che nel corso di un anno ha ricevuto elemosine, soltanto quelle, è giunto al capolinea. Non ci sono più i soldi per far fronte ai costi fissi, alle tasse, alle spese di mantenimento quotidiano. E non esistono alternative: lo Stato non può chiedere ai piccoli imprenditori di assistere inermi al proprio funerale. Per questo motivo i ristoratori di Mio Italia, e non solo, da oggi hanno cominciato a riaprire le porte dei loro locali. È un’azione dettata dall’istinto di sopravvivenza”.

Ilaria Paoletti

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