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Lockdown, coprifuoco e norme assurde: Genova, una città in ginocchio

by Ilario Maiolo
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Roma, 9 mag – Il Covid in questo ultimo anno e mezzo ha bloccato tutti i piccoli commercianti e la ristorazione locale di Genova. Proprio come nel resto dell’Italia. Il tassello più grosso che però è venuto a mancare, in questa particolare economia, è sicuramente quello del turismo. Nella fattispecie la mancanza di scali delle crociere sul porto antico.

Gli stranieri, soprattutto tedeschi e francesi, compongono la maggior fonte di guadagno per tutte le piccole attività produttive. Questo tipo di economia non si ferma mai, è un “cerchio” che non cessa tutto l’anno, essendo Genova attrattiva anche grazie ai suoi splendidi carrugi e al suo Acquario. I problemi che si possono vedere passeggiando per le strade della “città vecchia” sono chiari. In parte i locali sono con le saracinesche abbassate e l’altra parte, rispetto ad un anno fa, vede la serranda aperta con nuovi proprietari. Nella stragrande maggioranza cinesi o cingalesi.

Per la sinistra il vero problema attuale di Genova è il fascismo

In tutte le piazze non mancano mai giovani e non che distribuiscono, a suon di laute richieste economiche, il giornale “Lotta Comunista”. Proprio come a livello nazionale, i problemi di commercianti e lavoratori non occupano sicuramente le prime pagine. Il nemico della sinistra antifascista genovese non è di certo il Covid e la conseguente economia a pezzi ma bensì la lotta al fascismo che si trova incarnato nel palazzo da Salvini e nelle piazze da CasaPound.

Come sui giornali anche tutti i muri sono imbrattati da slogan e simboli che hanno un chiaro intento e già ripetuto in precedenza: la lotta al fascismo. Forse gli antifà genovesi sono talmente arretrati che confondono il ventennio degli anni duemila con quello fascista.

Il decreto attuale non aiuta la città

Come in tutte le altre regioni gialle sono ripartiti i pranzi e le cene all’aperto. Da una parte è sicuramente una cosa da fare almeno una volta nella vita un pranzo sul molo in riva al mare. Dall’altra parte, però, si necessita almeno di 4 o 5 mani per riuscire a tenere tutto quel che c’è sul tavolo con il vento che arriva dal mare aperto. I carruggi, forte simbolo di Genova, aprono un’altra difficoltà su questo tema. Sono famosissimi i vicoli in cui basta aprire le braccia per toccare entrambe i muri che delimitano la via. In quello spazio il governo permette di mettere i tavolini, essendo zona pedonale, peccato che la fattibilità rasenti lo zero.

Il coprifuoco anche qua porta gravissimi danni. Sono molto famosi alcuni locali che da marzo fino ad ottobre hanno come orario di apertura, soprattutto nel fine settimana, le 22 o addirittura le 23 e alimentano la movida locale. Tutti, nel caso dovesse rimanere ancora in vigore questo assurdo decreto, andrebbero incontro a morte certa.

L’organizzazione e l’attenzione delle forze dell’ordine fanno apparire la città come se fossimo in piena guerra. Volanti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza ed Esercito occupano l’intera zona del porto antico. Questo potrebbe trarre un sospiro di sollievo verso l’incontrollata occupazione delle piazze e dei vicoli da parte di stranieri che spacciano a cielo aperto e controllano la prostituzione. Al contrario, l’attenzione si incentra sulla mascherina sotto il naso di qualche coppietta sul molo. Oppure, occhi fissi sull’orologio nella speranza di multare qualcuno sotto casa alle 22:05.

Ilario Maiolo

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