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L’odio antifascista al Premio Strega: ecco il romanzo revisionista su Acca Larenzia

by Andrea Grieco
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Premio Strega

Roma, 8 apr – La cultura mainstream italiana è sempre più relegata alle nicchie dei salotti bene delle grandi città, lontana dalla realtà e completamente avvolta dal disinteresse di chi ogni mattina si alza per una dura e monotona giornata di lavoro. Perfettamente inserito in questo meccanismo è il famoso Premio Strega, diventato nei decenni solamente indice di amichettismo politico e con poco risalto nella società. Scorrendo i titoli finalisti dell’edizione 2024, oltre ai numeri irrisori di copie vendute, ciò che salta agli occhi è il libro di Valentina Mira “Dalla stessa parte mi troverai” (Sem), un romanzo che si professa di raccontare la storia degli anni di piombo nella capitale con uno sguardo particolare per la strage di Acca Larenzia. In realtà altro non è che la fiera del revisionismo e dell’odio politico legittimato.

Odio politico legittimato e revisionismo al Premio Strega

“Vabbè che è successo nel 1978, il 7 gennaio 1978. E’ successo che due del FdG , vabbè gli hanno sparato. Eravamo in quegli anni lì, loro erano i primi, del resto, a sparare anche con la connivenza della P2 e per quella cosa là neanche un mese dopo i Nar ammazzano un compagno a caso, Roberto Scialabba. Ciò nonostante, continuano ogni 7 gennaio a fare la la loro commemorazione a braccia tese”. Queste le parole dell’autrice per liquidare uno dei fatti di sangue più efferati della storia contemporanea d’Italia. Il romanzo in lizza per il Premio Strega, partendo dalla strage perpetuata da un commando rosso, si occupa di Mario Scrocca, arrestato nel 1987 proprio per quei fatti e morto in seguito nel carcere di Regina Coeli. Quella del romanzo è una vera e propria rivendicazione della violenza e dell’odio antifascista che cerca di dipingere Scrocca come la vera vittima denunciando il vittimismo dei fascisti.

Pseudo-intellettuali alla riscossa

La stessa Valentina Mira, durante un evento di presentazione del libro al centro sociale Pedro, ha inteso l’antifascismo come responsabilità politica tirando addirittura in ballo la sodale spacca teste Ilaria Salis: “C’è chi fa antifascismo con la letteratura e chi lo fa mettendoci corpo e faccia manifestando in Ungheria contro i nazifascisti. La cosa importante è non rompere il cazzo a chi fa antifascismo. Non si giudica chi lo fa e come lo fa”. Una nuova pseudo-intellettuale che, insieme al buon Raimo, si fa portavoce del vecchio slogan “uccidere un fascista non è reato”.

Andrea Grieco

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