Roma, 8 apr – Dopo le grane alla marina britannica e a quella tedesca un’altra forza navale Nato, quella danese, finisce sui giornali per i problemi tecnici che hanno coinvolto due fregate classe Iver Huitfeldt negli ultimi giorni.
Marina danese, i problemi attuali
Prima l’unità capoclasse Iver Huitfeldt, impegnata nella missione a guida statunitense Prosperity Guardian contro i droni e missili di Ansar Allah (meglio noti come Houthi) che ha lamentato problemi ai proiettili dei suoi cannoni da 76 mm e ai sistemi radar e di tiro dei missili RIM-162 Evolved Sea Sparrow. Poi la terza unità della classe, la Niels Juel, che mentre era impegnata in un’esercitazione di routine nel porto di Korsør nell’isola di Selandia, la più grande dalla Danimarca, si è trovata con un missile Harpoon pronto al lancio che non si riusciva a disattivare. Le due fregate sono unità abbastanza recenti, varate tra il 2008 e il 2009, ed entrate in servizio nel 2011, e rappresentano le unità di superficie più grandi e più moderne della regia marina danese. Eppure entrambe sono state vittime di problematiche tecniche.
La Niels Juel
Il caso più eclatante è quello della Niels Juel che ha comportato il 6 aprile scorso la chiusura al traffico navale della Grande Belt e dello spazio aereo per sei ore. Il Grande Belt è lo stretto tra le isole di Selandia e Fionia, importante via d’acqua tra le principali isole danesi. Il blocco del traffico navale era motivato all’attivazione del primo stadio, il razzo booster a combustibile solido, di un missile antinave Harpoon. Il missile era stato attivato per renderlo pronto al lancio durante una simulazione ma non era stato possibile disattivarlo nell’immediato. Poiché i sistemi d’arma non rispondevano ai comandi c’era la possibile che il missile venisse lanciato. Un’ipotesi piuttosto remota, ma che non può essere esclusa a priori: nel 2016 un’evenienza simile si era verificata nel 2016 quando il pattugliatore taiwanese Jin Chiang durante un’esercitazione in porto aveva lanciato per errore un missile antinave Hsiung-feng III affondando un peschereccio e causando una vittima.
Il problema occorso alla Niels Juel è comunque differente da quello che si è verificato sulla gemella Iver Huitfeldt nella prima metà di marzo. In questo caso si è trattato di un problema temporaneo ai radar di tiro del sistema dei missili antiaerei RIM-162 che ha impedito l’ingaggio di alcuni droni Houthi. La fregata Iver Huitfeldt è comunque accreditata per l’abbattimento di due droni il 9 marzo scorso.
Altro problema riscontrato alla Huitfeldt durante la missione nel mar Rosso quello relativo al munizionamento dei due cannoni OTO Melara da 76 mm, in quando dopo il tiro alcuni proiettili sono esplosi prematuramente nelle vicinanze della nave. A quanto riferito dal capitano della nave i proiettili erano stati prodotti una trentina d’anni fa per essere revisionati nel 2005 con nuove spolette di prossimità.
In questo caso il problema dei cannoni della Iver Huitfeldt riguardava chiaramente il munizionamento, visto che i cannoni italiani nell’ultima versione sono considerati lo stato dell’arte per quella tipologia. Tra l’altro, l’ultima versione OTO Melara Strales 76mm Super-Rapido con munizionamento guidato DART ha dimostrato le proprie capacità proprio di recente nel mar Rosso. Il cacciatorpediniere Caio Duilio nel primo ingaggio con un drone Houthi è riuscito ad abbatterlo con una salva di 7-8 colpi. Sebbene si tratti di munizionamento guidato il costo è comunque drasticamente inferiore a quello di un missile anti-aereo, che spesso superano di un fattore dieci il costo dei droni e dei missili di Ansar Allah.
Dimissioni del generale
Le vicende della Iver Huitfeldt e la mancata pronta comunicazione al governo danese delle problematiche riscontrate sono costate il posto al generale Flemming Lentfer Forsvarschefen, ovvero capo di stato maggiore delle forze armate danesi, costretto alle dimissioni dal ministro della difesa Troels Lund Poulsen. Al netto delle vicende politiche danesi l’ennesima dimostrazione di come talvolta la carenza di manutenzione o l’utilizzo di “fondi di magazzino” per contenere i costi possano compromettere anche sistemi d’arma recenti.
Flavio Bartolucci