Catania, 27 apr — Un fiume di denaro pubblico — 600mila euro — finito nelle mani di boss e affiliati di cosche mafiose che percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza. La «misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale» fiore all’occhiello del Movimento 5 Stelle stavolta ha rimpinguato le tasche di 76 persone, tra cittadini gravati da sentenze di condanna definitive per associazione di tipo mafioso e i loro congiunti.
Reddito di cittadinanza a mafiosi e loro famigliari
Lo hanno scoperto i carabinieri di Catania in collaborazione con i militari dell’Arma del Nil (nucleo ispettorato lavoro), individuando e denunciato all’autorità giudiziaria chi godeva del sussidio senza averne il titolo. I 76 denunciati sono ritenuti responsabili di aver ottenuto indebitamente il reddito di cittadinanza utilizzando dichiarazioni mendaci, e sottacendo informazioni dovute. La procura distrettuale ha immediatamente emesso un decreto di sequestro preventivo delle rispettive carte di reddito di cittadinanza.
Un fiume di denaro pubblico in mano a boss e affiliati…
Dall’aprile del 2019 beneficiavano del reddito di cittadinanza affiliati di diverse cosche mafiose la cui attività è nota nel capoluogo etneo e in provincia: i clan Santapaola-Ercolano (circa 50), ma anche elementi dei Mazzei, Cappello, Laudani, Cursoti Milanesi, Pillera, Scalisi e Santangelo-Taccuni. Inoltre, dei 76 denunciati, 25 avevano personalmente fatto richiesta del sussidio, ottenendolo, nonostante le condanne per mafia e nonostante la legge ritenga il 416 bis «ostativo alla concessione del beneficio».
…e alle loro mogli
Le altre 51 persone, di cui 46 donne, percepivano regolarmente il reddito di cittadinanza avendo omesso di comunicare che all’interno del proprio nucleo familiare vi dimorava un proprio congiunto, gravato da sentenze di condanna definitive per associazione di tipo mafioso e altresì percettore del sussidio. La somma complessiva sottratta allo Stato è stata quantificata in oltre 600 mila euro. L’Inps ha disposto l’immediata revoca del beneficio con efficacia retroattiva e l’avvio delle pratiche di restituzione del denaro indebitamente percepito.
Cristina Gauri