Roma, 5 nov – C’è uno spiraglio di speranza per Manuel Bortuzzo, il nuotatore costretto alla sedia a rotelle dopo essere rimasto ferito in una sparatoria nella periferia di Roma nel febbraio 2019. “Se davvero c’è qualche fibra intatta allora si può sperare in qualche miglioramento, anche se escludo il recupero totale“. Lo ha spiegato all’Agi Paolo Maria Rossini, ordinario di Neurologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Area Neuroscienze della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma, nel commentare quanto dichiarato dallo stesso Bortuzzo ieri durante la trasmissione Che Tempo Che Fa. Il nuotatore ha sostenuto infatti che la lesione midollare subita non è completa, e quindi ci sarebbe un lieve margine di miglioramento. 

Per capire che tipo di margine, però, “dovrebbero esserci delle evidenze cliniche della presenza di fibre intatte“, afferma Rossini. “Questo significa che il paziente dovrebbe presentare sensibilità sotto la lesione o piccoli movimenti di qualche muscolo. La risonanza magnetica, infatti, non ci può dire nulla in merito – continua – anche perché nella sede del trauma probabilmente ci sono degli artefatti, frammenti ossei conseguenti alla frattura dei corpi vertebrali che difficilmente consentono di distinguere le fibre intatte”.

Non si può però parlare di recupero completo. “Diciamo che se la lesione midollare non è completa, c’è margine di miglioramento. Si può cioè lavorare anche sfruttando tecniche nuove, come le staminali o gli innesti di nervi. Quando infatti c’è una guaina minima queste procedure possono avere successo. Ma i risultati dipendono dalla lunghezza delle fibre intatte”. E’ quasi impossibile arrivare a capire quali siano quindi le funzioni potenzialmente recuperabili, se non si è a conoscenza dell’esatta lunghezza delle fibre sane. “Più è lunga l’autostrada, cioè le fibre intatte, maggiori saranno i miglioramenti”, conclude il professore. “Escludo che possa ritornare a camminare come una volta, ma con tanto lavoro qualche miglioramento potrà esserci. Con i tempi – aggiunge – ci siamo. Fino a un anno e mezzo dalla lesione del midollo ci sono speranze di recupero”. Incrociamo le dita per Manuel.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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