Roma, 30 ott – E’ on line l’analisi di Annex5, l’allegato depositato dall’India al Tribunale Internazionale di Amburgo a sostegno della pretesa colpevolezza dei due accusati Latorre e Girone. Come alcuni ricorderanno questi documenti sono stati resi pubblici, su richiesta del sottoscritto, proprio da Amburgo. Sono quindi documenti ufficiali non più smentibili. Vedi qua Questo documento è titolato “Search list for weapons, 26 february 2012” ed è l’elenco del materiale rinvenuto e in parte sequestrato sulla Enrica Lexie durante il sopralluogo del 25/2/2012, alla presenza dei rappresentanti italiani.
Fra il materiale non sequestrato c’erano le pistole dei Marò (6 Beretta 92S in calibro 9mm), materiale vario (binocoli, etc), una scatola di cartucce 7.62mm (potevano essere di pistola, cal. 7.62×25 Tokarev) e una fantomatica “Machine Gun” cal. 7.62mm;
Proprio a motivo che niente era stato sequestrato (nulla risultava poi in carico al Forensic Science Laboratory) all’inizio ho preso la cosa con poca attenzione (è chiaro che se vado sulla nave a cercare fucili e mitragliatrici, ne trovo e sequestro 6 fucili e 2 mitragliatri, e se trovo un’altra mitragliatrice in cal. 7.62mm sequestro anche quella)
In seguito però mi sono cominciate ad arrivare mail che chiedevano conto della “presenza” di questa fantomatica mitragliatrice che poi qualcuno su FB si è affrettato ad identificare con la Beretta 42/59 in calibro 7.62mm. Quindi si rendeva necessario fare un esame accurato di questo documento Annex5.
Per i dettagli rimando al link di inizio pagina, ma la sostanza è che questo Annex5 non è affatto un verbale di sequestro ma un papocchio messo insieme con pagine del sequestro ed altre fatte ad hoc successivamente (il sopralluogo e il sequestro delle armi alla presenza dei delegati italiani avviene il 25/2/2012, la pagina con la “mitragliera” è datata il 26/2 (quando le armi sequestrate sono già stata sbarcate la notte del 25)
Per dare una parvenza di credibilità a questa ennesima buffonata nella pagina della mitragliera fantasma oltre a tre autorevoli firme indiane c’è la firma di uno dei delegati italiani presenti il giorno precedente, ma sotto questa firma c’è una apostillatura in una sorta di stampatello che dovrebbe rendere intellegibile il corsivo della firma.
Ma il nome non è lo stesso: sotto la “firma” del Cap. Francesco Marino hanno apostillato con il nome del consulente legale della Marina Militare Jean Paul Pierini (che neanche è uno dei firmatari dei verbali del giorno prima).
Insomma, siamo alle firme false per montare le solite sparate mediatiche sulla “colpevolezza italiana”. Vedremo che ne pensano al Tribunale dell’Aia quando chiederemo udienza per spiegare tutta la serie delle simpatiche astuzie indiane.
Luigi Di Stefano