Roma, 20 nov — Un uomo marocchino di fede musulmana che vessava e teneva segregata la moglie in provincia di Perugia è stato denunciato dalla consorte dopo anni di abusi. Ma il giudice ha archiviato il procedimento assolvendo il marito, in virtù di una incredibile capriola politicamente corretta nel nome del «rispetto delle altre culture». Che quindi ha finito per danneggiare una vittima di quella specifica cultura. Secondo il magistrato, infatti, il comportamento, «non condivisibili in ottica occidentale» del marocchino rientra comunque «nel quadro culturale dei soggetti interessati». Picchiare e segregare tua moglie si può, quindi, perché la tua cultura te lo consente.
La donna non può uscire di casa
I due si erano sposati nel 2014. Dopo il matrimonio la coppia si era trasferita in Italia, a Tuoro in provincia di Perugia. Dall’unione nascono tre figli.
La donna ha raccontato alla polizia l’inferno a cui il marito la sottoponeva. «Quando usciva mi chiudeva in casa e si portava via le chiavi». Secondo il marocchino «La donna può uscire di casa solo per andare dal medico o in ospedale a partorire. E, una volta nati i figli, per accompagnarli a scuola». Un episodio, in particolare, tratteggia l’assoluta mancanza di umanità del consorte: «Dopo aver partorito il primo figlio sono rientrata da sola a casa alle 4 e 30 del mattino. Mio marito allora ha preteso che gli preparassi la colazione. Io ero ancora dolorante. Lui mi diede uno schiaffo iniziando a dire che era buona a nulla».
Il marocchino lascia la moglie sola in Italia
A un certo punto il marocchino si stanca della vita famigliare e decide di lasciare la moglie in Italia, partendo per il Paese d’origine. E qui compie l’ennesima scorrettezza, portandosi via i documenti sanitari dei tre figli per mettere in seria difficoltà la moglie. A cui rimane, come unica forma di sostentamento, il bonus per madri senza lavoro erogato dall’Inps. E’ questo l’elemento che ha influenzato maggiormente la decisione del pm di Perugia. «Non ha segnalato la sua situazione ai servizi sociali, a cui si era rivolta per il ottenere il bonus, pur avendone la possibilità». Quindi la sentenza. «Non sussiste, conclude il pm scrivendo il provvedimento di archiviazione, nel comportamento dell’uomo una tale offensività delle azioni da ingenerare i sentimenti tipici di paura ed ansia».
Acmid Donna: “Sentenza discriminatoria, fatti passi indietro”
Cristina Gauri
6 comments
La Laura cosa dice ?
Madonna…
Che vomito
è la cultura dei nostri magistrati
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