Lecce, 28 set — Il Covid, o meglio la paura del contagio da Covid, toglie pure le merendine ai bambini. Succede ad Alezio e a Sannicola, in provincia di Lecce, dove Sabrina Stifanelli, dirigente di due scuole materne, ha proibito alle mamme di dotare i piccoli del tradizionale zainetto con la merenda. «È una questione di sicurezza», dice. Non solo: nell’istituto di Sannicola, che non è dotato di armadietti, i bimbi non possono tenere nemmeno il giubbotto. Rimane alle mamme, che lo tolgono all’entrata e lo rimettono al termine della giornata.
Diktat anti merendine: c’è il Covid!
Il tutto per «evitare i contagi da Covid». La sicurezza prima di tutto, insiste perentoria la Stifanelli: tutto è veicolo di contagio. E quindi ha inviato ha inviato una circolare nella quale si sottolinea la necessità di abolire le merendine portate da casa. Le mamme non l’hanno presa bene. «E’ inammissibile — sostiene una mamma parlando ai microfoni del Quotidiano di Puglia — ed è pazzesco pensare che un bimbo di tre anni alle 10, 10.30 non debba fare la merenda. Ci sono molti bambini, specialmente a quell’età, che appena svegli non riescono a fare colazione, non mangiano e poi gli viene fame più tardi. Ma è assurdo comunque, anche se i bambini facessero la prima colazione alle 8, perché ogni piano alimentare prevede cinque pasti al giorno». E poi perché questa decisione?, si chiedono le mamme. Non esiste «una norma nazionale che vieti la colazione a scuola, nessuna scuola ha introdotto questo divieto che poi non esiste per la primaria o gli altri ordini di scuola».
Regole arbitrarie
Tutto arbitrario, quindi: la direttrice segue una serie di regole dettate solo dal proprio timore del contagio. Che mettono in non poche difficoltà le famiglie. Oltre al diktat sulle merendine, ad alcuni genitori la Stifanelli avrebbe consigliato di portare i bambini più tardi per «farli mangiare a casa», dal momento che l’orario di entrata può slittare fino alle 9.30. Ma questo si scontra con gli orari di lavoro delle mamme e dei papà.
«Sono regole dettate da un protocollo», spiega la Stifanelli, «scaturito da una riunione e approvato dal collegio docenti e dal consiglio d’Istituto. Siamo molto attenti al problema dei contagi per cui le merendine, che a quell’età i bimbi non mangiano di certo fermi e seduti ai banchi possono diventare un pericoloso veicolo di trasmissione». Le crostatine peggio dei pipistrelli di Wuhan, quindi. «I bambini a volte se le scambiano, mordono quella del compagno, sono imprevedibili a quell’età. Si tratta solo di sicurezza, noi siamo assolutamente favorevoli alla merenda, abbiamo sempre sollecitato le mamme alle sane merende, ma in questo momento non è ammissibile». Povera infanzia.
Cristina Gauri