Messina, 21 lug – Non si fermano gli sbarchi di immigrati sulle nostre coste. Dalla Sicilia alla Sardegna proseguono senza sosta gli attracchi di navi di fortuna carichi di clandestini ben decisi a fare dell’Europa la loro nuova casa. Dopo gli 80 tunisini di ieri arrivati a Lampedusa – proprio mentre il ministro dell’Interno Lamorgese si trovava in visita sull’isola – è stato il turno dei 20 algerini sbarcati nel Sulcis. Nel frattempo, non solo le istituzioni non vengono incontro alle richieste d’aiuto dei territori, ma fanno di tutto per osteggiarle. Come accaduto a Messina, dove il prefetto cittadino Maria Carmela Librizzi ha annullato l’ordinanza con cui il sindaco Cateno De Luca aveva deliberato di chiudere l’hotspot.
La decisione di De Luca è arrivata dopo la fuga di una trentina di immigrati dalla struttura. Un fenomeno che sta ormai diventando consuetudine in svariate zone d’Italia e che sta generando non poca preoccupazione, dal momento che sempre più immigrati vengono trovati positivi al tampone per il coronavirus. Secondo la prefettura, però, «non rientra nel potere del sindaco, anche in qualità di ufficiale di governo, adottare provvedimenti che incidono in materia di immigrazione, trattandosi di materia riservata alla competenza esclusiva dello Stato, ovvero del ministro dell’Interno e della Prefettura».
Dunque, il sindaco dovrà tenersi la grana di una situazione potenzialmente esplosiva, mentre la Prefettura conferma «la consueta disponibilità al confronto con l’amministrazione comunale e con gli altri organi istituzionali interessati, volto a individuare percorsi e soluzioni condivisi». Insomma, un bel «le faremo sapere». La reazione del primo cittadino di Messina De Luca è stata a dr poco tagliente: «Va bene l’annullamento dell’ordinanza e ringrazio la prefetta per il bon ton istituzionale. Rilancio con la collaborazione istituzionale senza alcun problema e domani ci vedremo alle 11, ma la posizione del sindaco e della città non cambia. L’hotspot va chiuso e non sta scritto da nessuna parte che va trovata un’alternativa sempre qui. Per una volta Messina non sia il pisciatoio d’Italia o dell’Europa», ha concluso.
Cristina Gauri