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Miccoli deferito dalla psicopolizia della giustizia sportiva

by Federico Depetris
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miccoliRoma, 14 feb – La Psicopolizia, alla fine, ha colpito anche Fabrizio Miccoli.

L’ex capitano del Palermo è colpevole di aver leso la memoria del magistrato Giovanni Falcone mentre conversava al telefono con un presunto esponente di Cosa nostra.

Il “Romario del Salento” parlando con un suo amico, figlio di un “boss”, disse: “vediamoci davanti all’albero di quel fango di Falcone”. Queste parole scatenarono nel giugno dello scorso anno delle violentissime polemiche tanto che il presidente Zamparini non rinnovò il contratto del suo capitano.

Non bastarono a Miccoli le scuse pubbliche proferite in una conferenza stampa divenuta celebre per le copiose lacrime versate dall’attaccante: il giocatore oggi continua la sua carriera nel suo Lecce, in Lega Pro, lontano dal calcio che conta.

Zamparini non ne volle sapere nulla di quelle scuse; le parole rivolte a Falcone offendevano tutta Palermo e certamente appariva poco opportuno anche allo stesso attaccante continuare la sua carriera in una città soffocata dalla presenza della criminalità organizzata.

Miccoli per quelle frasi venne persino indagato dalla Procura di Palermo, ma molto correttamente, il procedimento avviato nei suoi confronti è stato archiviato.

La Giustizia sportiva però non poteva rimanere inerte a guardare.

Il calciatore è stato quindi deferito, a distanza di ben 8 mesi da quelle frasi infelici, per aver violato l’art. 1 del Codice di giustizia sportiva essendo venuto meno ai suoi doveri di “lealtà, probità e correttezza”.

Non è ben chiaro però come uno che di mestiere fa il calciatore possa essere soggetto ad un procedimento disciplinare per aver offeso un magistrato.

Per altro le frasi lesive della memoria di Giovanni Falcone, Miccoli le ha riferite ad un suo amico durante una conversazione telefonica, quindi in un ambito strettamente privato.

La voglia morbosa di reprimere ogni forma di espressione che si discosti da quelle consentite, si manifesta ormai sempre con maggiore insistenza nei media e – cosa ben più preoccupante – nelle aule di giustizia (sportiva e non).

 

Federico Depetris

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