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Gaffe del Milite Ignoto, sospeso il responsabile dell’errore: è un fedelissimo del ministro Dadone

by Cristina Gauri
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dadone milite ignoto

Roma, 26 ott — Ha finalmente un nome e un volto l’autore della gaffe-sfregio al centenario del Milite Ignoto twittata alcuni giorni fa dal profilo della Presidenza del Consiglio.

L’autore della gaffe sul Milite Ignoto è un fedelissimo della Dadone

Il «luminare» che ha sbagliato la foto della locandina, pubblicando un’immagine di militari americani della Guerra di Corea sull’improbabile sfondo di una cartina del Sud America, è Paolo Vicchiarello, superdirigente da 180mila euro l’anno ed «esperto» nominato dal ministro per le Politiche giovanili, la grillina Fabiana Dadone. Ennesimo sfondone mediatico targato Cinquestelle, insomma: cioè dal «partito nato su internet» che vanta come fiore all’occhiello proprio la comunicazione social, ma che di fatto, da anni, inanella figuracce inenarrabili — a questo proposito si ricordino i capolavori della giunta Raggi. 

La Dadone, poi, è quel ministro di cui si ricorda solo la foto in posa da «gggiovane» fuori tempo massimo con scarpa rossa appoggiata al tavolo e maglietta dei Nirvana per arruffianarsi i ragazzini — altra operazione social finita nella palta. Bene, da oggi la ricorderemo anche per quell’altro capolavoro del Milite Ignoto.

Il super dirigente da 180mila euro l’anno

La testa di Vicchiarello è già rotolata nella cesta: non poteva essere altrimenti, dal momento che lo sfondone mediatico grillino sul Milite Ignoto ha presentato al centrodestra un’occasione d’oro per attaccare frontalmente Draghi. Il dipartimento responsabile dell’errore, infatti, è quello per la Valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni, diramazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e che risponde direttamente al ministro Dadone. Vicchiarello, «dirigente d’oro», era già nello staff della Dadone quando questa era ministro della P.A. e il suo ingaggio era già stato messo sotto la lente d’ingrandimento del segretariato generale di palazzo Chigi. Motivo? Un curriculum che, a quanto pare, non soddisfaceva i requisiti minimi per la nomina. Adesso se ne comprende il perché.

Cristina Gauri

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