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Mitra e bombe a mano. Cosa ci faceva un arsenale da guerra in una masseria pugliese?

by Alessandro Della Guglia
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arsenale da guerra, puglia

Roma, 30 apr – Un’amena masseria pugliese nascondeva un vero e proprio arsenale da guerra. Al suo interno sono stati ritrovati, per l’esattezza: 65 fucili mitragliatori d’assalto (Uzi, Kalashnikov, AK47, M12, AR15); 33 fucili (tra cui carabine di precisione); 99 pistole; mine anticarro; bombe a mano; 300 detonatori e 10 silenziatori. L’intero materiale è stato sequestrato dalla Squadra Mobile di Bari, su disposizione della Dda di Lecce, in una masseria di Altamura (Bari).

L’azienda agricola è di proprietà di un imprenditore del posto incensurato, ma gli investigatori sospettato che l’uomo custodisse questo impressionante arsenale per conto di terze persone. Tutte le armi sono state scovate all’interno di una botola, murate in una sorta di pozzo. Nascondiglio occultato con un frigorifero e una cucina posizioni sopra. Gli agenti della Squadra mobili hanno scovato le armi avvalendosi di intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre a pedinamenti e ricognizioni fotografiche.

Un arsenale da guerra in masseria. “Forse il più importante sequestro di armi mai effettuato in Italia”

Ma chi ha nascosto l’arsenale in questa masseria? Difficile non pensare alla criminalità organizzata, visto il numero e il tipo di armi. Intanto, proprio per accertarne provenienza, titolarità e destinazione, la polizia ha avviato specifiche perizie. “Ad una prima valutazione potrebbe verosimilmente rappresentare ad oggi il più importante sequestro di armi mai effettuato nel paese”, scrive in una nota il procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone de Castris. Resta adesso da capire chi ha nascoste lì armi da guerra, in che modo è riuscito a procurarsele e come intendeva utilizzarle.

Il Quotidiano di Puglia fa notare che si tratta dell’ennesima operazione clamorosa dei pm pugliesi. Pochi giorni fa sono stati arrestati un magistrato di Bari, Giuseppe De Benedictis, e l’avvocato Giancarlo Chiariello. Stando all’accusa i detenuti contavano su un accordo tra giudice e avvocato. In pratica, tramite le tangenti, riuscivano a ottenere arresti domiciliari o remissione in libertà, nonostante fossero sottoposti a custodia cautelare. Proprio ieri il giudice De Benedictis è stato sottoposto a un lungo interrogatorio in carcere.

Alessandro Della Guglia

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1 commento

Lappola 30 Aprile 2021 - 11:44

SARA’ VERO ? NEI TITOLI DI REPUBBLICA NON HO VISTO NIENTE , IL FATTO MI SEMBRA ANCHE CHE NON NE PARLI . Forse inseriranno poi la notizia tra le immagini della pubblicità; forse.

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