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Multe per violazioni norme anti-Covid a Boris Johnson e Rishi Sunak

by Andrea Grieco
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Roma, 12 apr – Il primo ministro Johnson e il cancelliere dello Scacchiere Sunak  sono stati sanzionati con delle multe in violazione delle restrizioni anti-Covid in relazione allo scandalo  Partygate, scoppiato nel contesto delle feste ed eventi tenuti fra il 2020 e 2021 a Downing Street e nelle sedi ministeriali a Whitehall, durante le fasi più problematiche della pandemia.

La reazione alle multe ricevute da Johnson e Sunak

“Il primo ministro e il cancelliere dello Scacchiere – annuncia in un comunicato un portavoce del premier inglese – hanno ricevuto oggi la notifica che la Metropolitan Police intende comminare loro delle multe”. La comunicazione è arrivata in concomitanza dell’arrivo di altre 30 ammende a conclusione delle indagini relative al Partygate da parte di Scotland Yard. Dopo aver appreso il coinvolgimento di Johnson nel procedimento giudiziario relativo allo scandalo, il leader dell’opposizione laburista  Keir Starmer ha invocato le dimissioni delle due cariche dello stato, dopo che già nei mesi scorsi aveva espresso parole forti sul fatto sollecitandolo a farsi da parte. Lo stesso ha affermato su twitter: “Boris Johnson e Rishi Sunak hanno violato la legge e mentito ripetutamente al paese. Devono dimettersi”.

Il paradosso delle restrizioni anti-Covid

La posizione del capo del governo britannico ( primo in carica ad essere multato per non aver rispettato le norme anti-Covid ) è ora molto delicata. Paradossale come le famigerate sanzioni per le violazioni delle restrizioni  che avrebbero dovuto contenere il contagio abbiamo avuto tra le vittime un primo ministro e il relativo ministro dell’economia, dimostrando ancora una volta l’insensatezza di molte norme, tant’è che gli stessi politici promotori hanno pensato bene di non rispettarle. Da sottolineare come il governo di Boris Johnson sia stato uno dei primi a esprimere perplessità a riguardo e in seguito a togliere ogni tipo di restrizione, diversamente da altri paesi europei, come l’Italia, dove ancora oggi sussistono restrizioni di dubbia validità.

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