Roma, 20 apr – Notizia: la prossima sparata dei servizi segreti non sarà una notizia. Nota: la prossima nota dei servizi di intelligence (pirandelliana edulcorazione) riportata dai media, sarà soltanto una nota. Lapalissiano, si dirà. Niente affatto, diremo noi, perché quanto sta accadendo dall’inizio della guerra in Ucraina è talmente grottesco da indurci a questa doverosa precisazione.
Cercasi notizia, (non) chiedere ai servizi segreti
I lettori avranno notato infatti che su vari quotidiani e agenzie di stampa si susseguono da circa due mesi titoloni sul conflitto in atto riguardanti incredibili rivelazioni degli 007 inglesi, tedeschi, americani, russi, ucraini. Carillon disarmonico di soffiate sensazionali. Scarseggiano le uscite di quelli italiani, ma qualcosa si può trovare, in spasmodica attesa dell’intelligence del Brunei, agenti del tropical sultano che ci spiegheranno le prossime mosse del finto sultano turco sul Mar Nero.
Nel frattempo possiamo accontentarci di rilevare quanto filtra sui media italiani, con tanto di virgolettati roboanti. “Guerra in Ucraina, 007 Gb: ‘Avanzata russa in stallo’”, “007 inglesi: Putin è malato, farmaci dietro scatti d’ira”, “007 ucraini: Mosca pianifica attacchi terroristici su suo territorio”, “Talpa 007 di Mosca: Russia pronta ad attaccare la Nato”. Qualche sbadato collega finisce pure per spingersi oltre, riportando semplicemente virgolettati nei titoli senza specificare subito che sono dichiarazioni dei servizi segreti di tal Paese. Esempio: “Putin rischia un golpe per mano dei servizi russi”. Chi legge finisce così per confondere avvertimenti con notizie verificate, destabilizzazione con informazione, gioco delle parti con dati di fatto. Questo non significa che quanto fatto trapelare da una determinata intelligence sia per forza di cose “falso”. In certi è casi è anzi un’anticipazione oppure una corretta valutazione. Ma quasi mai può esserne appurata la veridicità.
Certo, non è la prima volta che la grancassa mediatica finisce per non rimarcare la differenza tra mosse dei servizi – utili a spingere governi e opinione pubblica in una direzione piuttosto che nell’altra – e notizie. Questo conflitto non è un unicum storico. Eppure, nel magma informe della mancata distinzione, attualmente accusa il colpo la credibilità giornalistica, da salvaguardare oggi più che mai. Pena la confusione totale, proprio adesso che la propaganda imperversa, tra accuse e controaccuse che vanno avanti dall’inizio del conflitto in Ucraina, nel caleidoscopio psichedelico di dichiarazioni, immagini e video fatti circolare sui social e sui sistemi di messaggistica. Salvare il “soldato” giornalista, prima che sia troppo tardi. Perché il giorno della fine non ci salverà un fact checker da strapazzo.
Eugenio Palazzini