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Occupazioni conformiste: così il Pd protegge i centri sociali di estrema sinistra

by Francesca Totolo
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centri sociali

Il 1° aprile del 2022 il prefetto di Roma ha pubblicato il provvedimento aggiornato sul Piano di interventi di sgombero degli immobili arbitrariamente occupati. Ventinove immobili sono finiti nel mirino della prefettura, tra questi anche lo stabile di via Napoleone III di CasaPound Italia. La vulgata degli organi di stampa ha subito sbattuto il mostro in prima pagina, come se il palazzo della tartaruga frecciata fosse l’unico sotto sgombero, graziando mediaticamente gli immobili occupati dai centri sociali e dai movimenti rossi di occupazione.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di agosto 2022

I centri sociali presi di mira

Nella lista del prefetto di Roma è finito lo Spin time labs, il palazzone di via di Santa Croce in Gerusalemme occupato dal movimento Action. Al vertice di Action troviamo Andrea «Tarzan» Alzetta, l’antagonista accreditato presso diversi pezzi grossi del Partito democratico, tra cui il sindaco Roberto Gualtieri, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e l’europarlamentare Massimiliano Smeriglio. Lo Spin time labs balzò agli onori della cronaca nel 2019, quando Konrad Krajewski, elemosiniere di Bergoglio, staccò i sigilli ai contatori dell’energia elettrica riattivando l’erogazione della corrente, interrotta perché gli occupanti avevano accumulato un debito da 300mila euro. È probabile che Krajewski non fosse a conoscenza di cosa avveniva all’interno dell’occupazione e delle motivazioni alla base di una così elevata morosità. Nello Spin time labs si organizzavano – e si organizzano ancora – feste, rave e concerti, ovviamente dedicati a un pubblico pagante e tutto chiaramente esentasse. Il palazzone di Action trovò nuovamente spazio sui media quando, nel 2021, il sindaco Gualtieri partecipò a un incontro organizzato in una sala all’interno dell’occupazione, in occasione delle primarie del Pd per le elezioni amministrative di Roma.

Nella lista stilata dal prefetto di Roma troviamo anche il Metropoliz di via Prenestina, che ospita una «comunità meticcia» e un museo che gli antagonisti potrebbero impugnare come grimaldello per imporre un vincolo all’immobile; l’ex sede Inpdai di viale delle Provincie 196, occupata dai movimenti rossi e abitato da circa 500 persone, per la maggior parte stranieri irregolari; l’ex hotel occupato di via Prenestina 944, dove alloggiano più di 400 persone, in prevalenza stranieri; il centro sociale Strike di via Umberto Partini, trasformato dagli antagonisti in un ristorante e in un locale notturno; l’ex fabbrica di Penicillina di Via Tiburtina 1099, diventata un rifugio di clandestini e sbandati; l’ex albergo Aniene Roma Palace, occupato da cento famiglie nel 2013 con il coordinamento del sindacato rosso Associazione inquilini e abitanti (Asia) dell’Usb; il centro sociale Acrobax di via Vasca Navale 6, dove vengono organizzate feste e concerti; Le Casette di via delle Sette Chiese 186, occupata da Action; l’ex Inpdap di corso Italia 108, occupato da 800 persone tra antagonisti e immigrati; lo stabile di via Tiburtina 1250, occupato nel 2016 da 50 rom.

Nella lista degli sgomberi del prefetto di Roma figura pure l’immobile di via del Porto Fluviale, occupato da 20 anni dall’estrema sinistra. Nel giugno del 2022 il sito di Roma Capitale ha pubblicato i progetti di rigenerazione urbana e di edilizia residenziale pubblica che saranno finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Tra questi, è spuntato anche l’intervento al «Porto fluviale rec house». A questo progetto sono stati assegnati ben 11 milioni di euro che verranno utilizzati per la realizzazione di case e negozi da assegnare e regalare agli occupanti rossi. Quindi, lo sgombero sarà solo sulla carta.

Compagni di merende

Nel piano dell’aprile 2022 il prefetto di Roma ha messo nero su bianco che gli immobili da sgomberare in via prioritaria sono quelli dove si svolgono «attività ludiche e commerciali che presuppongono il rilascio di titoli di natura abilitativa come licenze e autorizzazioni», e quelli dove avvengono «riunioni o attività associative per le quali sono richieste specifiche misure di sicurezza». Ciò nonostante, diversi centri sociali rossi sono stati condonati dall’aggiornamento del Piano di interventi di sgombero degli immobili arbitrariamente occupati.

Nella lista del prefetto non è stato ad esempio inserito il Cinema America, occupato dall’associazione rossa Piccolo cinema America, la quale può vantare come angelo custode Dario Franceschini. Il ministro della Cultura emanò due vincoli sull’immobile, proteggendo così l’occupazione. I compagni, capeggiati dal «líder maximo» Valerio Carocci, beneficiano anche dei finanziamenti del ministero dei Beni culturali, della Regione Lazio e di Roma Capitale. Nell’aprile del 2016, a conclusione di un bando pubblico indetto dal Comune di Roma per l’assegnazione della Sala Troisi di Roma, gli occupanti del Cinema America si aggiudicarono pure la gestione di questa sala da trecento posti. Il Cinema Troisi venne così assegnato ai compagni per sei anni rinnovabili e l’affitto fissato a 2.500 euro al mese, somma irrisoria se si pensa che lo storico cinema Alcazar, chiuso nel 2016, doveva alla proprietà 4.500 euro al mese per una sala da cento posti, un terzo di quelli del Troisi. Il prefetto di Roma non ha inserito nel piano sgomberi nemmeno il…

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