I verbali dei sette testimoni, che confermavano la suddetta versione, hanno spinto i magistrati a riascoltare la vedova di Emmanuel ieri che ha così deposto dinanzi ai pm: “Ho problemi con la lingua italiana e quando ho dato le due precedenti versioni ero sotto choc“. Quindi chi è che ha frainteso cosa? La signora forse non ha saputo spiegare bene i fatti perché davvero non conosce bene la lingua italiana e perché era in stato di choc? Può essere, per carità. E umanamente comprendiamo che chiunque, in frangenti così tragici, possa venir meno in quanto a lucidità. Ma allora ci chiediamo: come hanno fatto La Stampa, La Repubblica e il Corriere etc… a comprendere così bene ciò che voleva dire la signora? Competenza ed esperienza di giornalisti professionisti? Probabilmente no, ma allora perché fin dall’inizio della vicenda hanno riportato solo ed esclusivamente la versione di comodo e cioè che Mancini fosse l’ultrà di estrema destra invasato che spinto dal suo becero razzismo avrebbe ucciso il giovane nigeriano solo perché di colore? Forse su questa cosa la verità non la sapremo mai, ma possiamo ritenere più che plausibile che l’abbiano fatto perché spinti dall’onda compulsiva dell’ossessione anti-razzista; perché sono i megafoni del pensiero unico dominante e perché forse si sono “sentiti minacciati dalla Boldrini” e non avrebbero mai voluto essere additati dalla Presidente della Camera come razzisti.
Al netto delle strumentalizzazioni di comodo, bastava semplicemente informarsi sul lavoro degli inquirenti, leggere le dichiarazioni del medico legale dopo l’autopsia fatto sul corpo di Emmanuel e dopo la visita ad Amedeo Mancini ed essere un po’ più freddi con la lingua e con le mani per evitare di sparare giudizi a caso. Chi non l’ha fatto ha sbagliato di grosso ed è lui colpevole. Di malafede.
Aurelio Pagani
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