Secondo quanto riferito da Maurizio Scardia, direttore operativo del servizio 118 di Lecce, le condizioni generali dei naufraghi sono sostanzialmente buone. Molti di loro presentano principi di ipotermia, non tali da suscitare particolare preoccupazione, altri hanno piccole ustioni e problemi respiratori dovuti all’inalazione di fumi tossici provocati dall’incendio, fra loro anche due soccorritori. Sta bene anche la donna siriana, incinta e madre di due bambini, tutti trasportati e assistiti nell’ospedale di Scorrano. Quello del ricongiungimento tra familiari è uno degli aspetti che contribuisce ad alimentare il panico fra alcuni dei passeggeri tratti in salvo. Le particolari condizioni di intervento, con l’elitrasporto in gruppi di otto, ha reso praticamente impossibile tenere insieme i nuclei familiari e condurli nelle medesime strutture sanitarie. Una ragazza greca di 14 anni, ad esempio, è stata ricoverata ieri sera nell’ospedale di Copertino, una volta dimessa questa mattina non aveva idea di dove fossero i genitori, se in salvo o ancora sul traghetto. Solo l’arrivo di alcuni parenti giunti dalla Grecia ha permesso di tranquillizzarla e, tramite la Prefettura di Lecce, di avere notizie sui propri cari.
Al momento sulla nave risultano presenti solo nove membri dell’equipaggio, compreso il comandante Argilio Giacomazzi, in fase di ispezione insieme a militari della San Giorgio. Una volta evacuata completamente la Norman Atlantic verrà trainata verso le coste pugliesi, probabilmente nel porto di Brindisi, anche se la manovra è ad alto rischio: già nella notte e in mattinata sono andati a vuoto quattro tentativi di aggancio poiché i cavi usati, costituiti da nylon e acciaio, sono stati in parte bruciati dalle alte temperature della carena e, una volta indeboliti nella loro struttura, si sono spezzati in fase di traino. La Marina Militare, tramite un messaggio su Twitter, ha confermato il recupero di sette corpi, uno dei quali giunto pochi minuti fa a Brindisi a bordo di un mezzo della Capitaneria. Le generalità di sei delle vittime sono ancora sconosciute, si parla di una donna e di un prete armeno; l’unico nome certo è quello del 67enne greco Georgios Doulis, la cui moglie è ricoverata nell’ospedale di Galatina. Nella mattinata è giunto in Italia il figlio Doulis per provvedere al riconoscimento della salma ma ha dichiarato che il corpo recuperato non è quello del padre.
Francesco Pezzuto