Roma, 3 mar – Mentre in Ucraina si combatte una guerra e sui social imperversano i meme sul Covid scomparso dai radar – numeri alla mano – un dato è certo: la pandemia è finita. O comunque poco ci manca. Tutti a ridere su “Putin premio Nobel della medicina per aver fatto sparire il Covid” e via ironizzando, ma le notizie sulla pandemia ovviamente continuano ad uscire. Anche se non occupano le prime pagine, giustamente dedicate all’offensiva russa e alla strenua resistenza del popolo ucraino. Ma cosa si dice del Covid? Ve lo spieghiamo subito.
Pandemia? Non è che non se ne parla più per via della guerra: è proprio finita
Dati alla mano, negli ultimi sette giorni in Italia sono calati ulteriormente sia i contagi che i ricoveri che i decessi. Nella settimana 23 febbraio-1 marzo si registra, rispetto alla precedente, un calo del 21,1% di nuovi contagi. Ma anche dei ricoveri in area medica (-20%) e dell’occupazione delle terapie intensive da parte dei pazienti Covid (-21%). Nonché dei decessi (-18,6%). Lo rileva il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe.
Effetto Omicron
“I nuovi casi settimanali – spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – sono in calo da cinque settimane”. Ma, avverte Cartabellotta (tanto per cambiare), che con i profughi ucraini aumentano i rischi perché hanno un tasso di vaccinazione molto basso rispetto a noi (che invece ce lo abbiamo altissimo). Ma il dato è incontrovertibile: la variante Omicron appare proprio come l’ultima del Sars-Cov-2. Una variante scarsamente pericolosa e che però si è diffusa velocemente ed enormemente, diventando dominante in pochissimo tempo. Risultato: centinaia di migliaia di tamponi positivi ma pochissimi ricoveri (le forme gravi di Covid si sviluppavano con la variante precedente, la Delta, ormai scomparsa).
I ricoveri nelle terapie intensive sono crollati al 7% (un anno fa erano al 26%)
Anche i numeri ufficiali conclamano che il dato più importante della pandemia, quello dei ricoveri, è in calo continuo. La percentuale di posti letto in area non critica occupati da pazienti Covid, con un ulteriore -1% in 24 ore, torna infatti al 15%. Quando esattamente un anno fa toccava il 31%. Dato ancora più importante: l’occupazione delle terapie intensive, che è ferma al 7%, a fronte del 26% che si registrava lo scorso anno. A dirlo è il monitoraggio dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), che ha raffrontato i dati aggiornati al 2 marzo 2022 con quelli del 2 marzo 2021. In diverse regioni da giorni non si registrano più decessi per Covid. E il calo dei tamponi indica che ci sono sempre meno contagi, visto che spesso in famiglia o sul posto di lavoro si corre a fare il test quando qualcuno risulta positivo.
In Italia ha completato il ciclo vaccinale il 90% degli over 12
Sul fronte del vaccino (grazie all’obbligo indiretto del green pass e ai vari obblighi vaccinali veri e propri, come quello per gli over 50) l’Italia è una delle nazioni più coperte al mondo. Ha completato il ciclo vaccinale infatti il 90% della popolazione over 12. Il combinato disposto del numero di vaccini e della diffusione di Omicron ci hanno portato a una rapida uscita dalla pandemia. Tanto che persino il sottosegretario alla Salute Sileri parla di 31 marzo come “data simbolica della fine della fase acuta e della ritrovata normalità”. A fine mese infatti scadrà lo stato di emergenza sanitaria.
Quelle misure emergenziali che restano in vigore a emergenza finita
Ma, ad esser precisi – e qui emerge la chiara volontà del governo e soprattutto del ministro della Salute Speranza – in Italia le misure emergenziali resteranno anche dopo la fine, appunto, dell’emergenza. A partire dall’odiato e odioso green pass, strumento di controllo che nulla ha a che fare con la salute pubblica o con le misure anti Covid. Con il paradosso che i turisti stranieri potranno gironzolare con semplice tampone negativo. Mentre noi dobbiamo avere il super green pass, per andare a lavoro, per prendere la metro, per mangiare al ristorante. Così come l’obbligo di vaccino per gli over 50, in vigore fino al 15 giugno.
Per non parlare poi del fatto che con la guerra in Ucraina, l’Italia ora ha due stati di emergenza: sanitario e umanitario, in vigore fino al 31 dicembre. Non proprio di buon auspicio.
Adolfo Spezzaferro
1 commento
Però, come avevo previsto, l’obbligo vaccinale senza senso e di conseguenza il green pass rafforzato fino al 15 giugno – non lo hanno mai avuto vista la percentuale di contagi nella fascia 50-60 inferiore all’1% molto simile a tutte le fasce di età inferiori – grazie a Parlamentari paraculi “oppositori” inclusi
https://www.ilprimatonazionale.it//approfondimenti/basta-col-green-pass-avete-stancato-ci-e-arrivata-perfino-la-lega-224735/
nonostante la fine della Pandebufala restano
https://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/Ddliter/54790.htm
affamando cittadini nell’interesse di multinazionali estere.