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Paradossi e burocrazia: il pietoso stato delle infrastrutture italiane

by La Redazione
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Roma, 12 lug – Nonostante il confinamento a cui i cittadini hanno dovuto attenersi nei mesi scorsi, non si è sfruttata in Italia l’opportunità di migliorare la viabilità e risolvere il problema infrastrutture, approfittando dell’assenza di traffico e spostamenti della popolazione. La questione trasporti è al centro del dibattito politico e sociale da anni. Temi come le concessioni delle reti autostradali vedono confronti, e talvolta accesi litigi, tra chi ritiene che debbano essere gestite dallo Stato, contrapposto a chi ancora vede nella privatizzazione una positiva soluzione di gestione.

Infrastrutture colabrodo: le tragedie di Avellino e Genova

Vi sono stati eventi emblematici e drammatici ad accendere tali discussioni. Il 28 luglio 2013 sull’autostrada A16, nei pressi di Avellino, un pullman, in seguito ad un guasto dell’impianto frenante, urta il guard-rail che funge, o avrebbero dovuto fungere, da protezione per i veicoli in caso di incidente: esso però, non essendo stato montato a norma e vista la mancanza di revisione, cede al peso del mezzo, causandone la caduta dal viadotto e la morte di 40 persone. Pochi anni più tardi, il 14 agosto 2018, la nazione viene ancora stravolta da una simile tragedia: a Genova si assiste alle atroci scene del crollo del viadotto Polcevera, meglio noto come ponte Morandi, che causa 43 morti ed indignazione generale per l’indifferenza attuata dai gestori riguardo la sua manutenzione.

A pagare i conti di tali negligenze politiche ed imprenditoriali sono sempre i cittadini: appare assurdo che la ricostruzione del nuovo ponte sia stata oramai ultimata, ma che non ci sia ancora un accordo sull’affidamento di esso – viste le divergenze sul tema delle concessioni all’interno del governo – e la diatriba in corso con la famiglia Benetton, attuale parte integrante nella gestione delle autostrade.

Poca efficienza, poca spesa

Notizie degli ultimi giorni sono anche le code in città ed autostrade, causate dalla lenta continuazione di lavori pregressi, ancora da ultimare, e di nuovi da compiere. Interventi certo necessari, che stanno però creando notevoli problemi a lavoratori dell’autotrasporto, a pendolari e a comuni viaggiatori, costretti a convivere per ore con blocchi del traffico.

Uno studio della direzione generale mobilità e trasporti della Commissione Ue, risalente all’inizio del 2019, ha posto a confronto sul tema viabilità ed infrastrutture le nazioni europee, evidenziando come l’Italia occupi la 19esima posizione su 28 quanto ad efficienza di trasporti su asfalto, strade ferrate e vie d’acqua.

Anche sugli investimenti si riscontrano notevoli problemi: nel periodo 2014-2020, su 44,6 miliardi di fondi europei a disposizione l’Italia ha usufruito di meno del 10% della somma. Una parte della colpa ricade sulle rigide (e cervellotiche) regole europee sul loro utilizzo, ma anche di burocrazia e incompetenza politica riguardante temi fondamentali come la viabilità.

Risulta mortificante dover constatare che la nostra nazione, storicamente eccelsa in quando ad opere per la circolazione pubblica – senza bisogno di scomodare le opere realizzate  nell’antica Roma, basti pensare alle avanguardiste e visionarie progettazioni del Ventennio – ai giorni nostri non riesca ad attuare politiche comuni sul tema e anzi debba sottostare a condizioni e ricatti che negano all’Italia il diritto ad avere una viabilità degna di questo nome e della storia della nostra nazione.

Tommaso Alessandro De Filippo

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