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Quando Beppe Grillo parlava come il Die Welt: “Non date soldi a Italia o finiscono alla mafia”

by Cristina Gauri
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beppe grillo, campanello

Roma, 9 apr – Oggi vi abbiamo parlato del vergognoso articolo apparso sul giornale tedesco Die Welt, il quale, inserendosi nel dibattito sul “Mes sì – Mes no” che sta agitando Eurogruppo e opinioni pubbliche degli Stati europei afflitti dalla crisi sanitaria ed economica, ha pensato bene di rilevare come “dovrebbe essere chiaro che in Italia – dove la mafia è forte e sta adesso aspettando i nuovi finanziamenti a pioggia di Bruxelles – i fondi dovrebbero essere versati soltanto per il sistema sanitario e non per il sistema sociale e fiscale”. Soprattutto, ha proseguito il giornale, “gli italiani devono essere controllati da Bruxelles e usare i fondi in modo conforme alle regole”.

Nel coro delle – giustamente – sdegnate reazioni polemiche all’articolo in questione, si segnalava la dura presa di posizione del Ministro degli affari esteri, Luigi Di Maio, che su Facebook definisce l’uscita del giornale tedesco “un’affermazione vergognosa e inaccettabile. Spero che il governo tedesco ne prenda le distanze. L’Italia piange oggi le vittime del Coronavirus, ma ha pianto e piange le vittime della mafia. Non è per fare polemica ma non accetto che in questo momento si facciano considerazioni del genere”.

Vergognosa e inaccettabile, certamente. Ma se torniamo indietro di pochi anni, precisamente all’estate 2014, ci imbattiamo in un euforico Beppe Grillo, leader e garante politico di quello stesso movimento da cui proviene l’indignato Ministro Di Maio, il quale, durante una visita istituzionale al Parlamento europeo e in una affollata conferenza stampa trasformatasi ben presto in un autentico show ebbe a dichiarare: “Io sono venuto qui a guardare i conti e a dire di non dare più soldi all’Italia, perché scompaiono in tre regioni: Sicilia, Calabria e Campania, dove ci sono la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra”. 

La notizia all’epoca suscitò un certo comprensibile sgomento, tanto da finire sui titoli di diversi quotidiani, e da provocare, due giorni dopo, la seccatissima replica della Rappresentanza italiana presso la Commissione europea; la quale, in un comunicato istituzionale diffuso alle agenzie, sottolineò come l’affermazione di Grillo fosse del tutto falsa e priva di qualunque fondamento fattuale.

Provocazione da showman? Eccesso di iperboli linguistiche? Può darsi, visto il personaggio. Forse il giornalista autore dell’articolo sul Welt si era riferito proprio delle parole di Grillo? Chissà. D’altronde, però, non si può pretendere che la stampa estera ci tributi rispetto quando sono proprio gli italiani, alla Beppe Grillo, i primi a tirar fuori in sedi istituzionali internazionali la solita storia dell’italiano mafioso incapace di gestire fondi pubblici – per scherzo o seriamente poco importa. 

Cristina Gauri

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