Arezzo, 1 gen – Centinaia di persone sull’Alpe di Poti, ad Arezzo, stanno dando vita a un rave party. Le forze dell’ordine sono intervenute nella notte tentando di sgomberare l’area e disperdere i circa 500 abusivi provenienti da tutta Italia. Al momento però molti di loro sono ancora assembrati in un casolare nei pressi dell’ex fabbrica di acque Fontemura. Stando a quanto riportato da ArezzoNotizie si tratta di centinaia di giovani a bordo di camper, auto e furgoni che si sarebbero dati appuntamento sull’Alpe di Poti per la notte di Capodanno.
Rave party ad Arezzo: tensione con la polizia
Il quotidiano online aretino, riferisce che moltissime segnalazioni sono partite dai residenti della zona, preoccupati anche per la presenza dei ravers in altre zone del comune di Arezzo: in particolare in località Peneto e a Staggiano. Pare infatti che diverse persone, che intendevano partecipare al rave party, abbiano sbagliato strada e stiano sostando in altre aree. Nella notte, come riportato da La Nazione, si sono verificati alcuni momenti di tensione tra i partecipanti al rave e le forze dell’ordine che hanno effettuato posti di blocco per bloccare l’afflusso di auto sulla strada che conduce all’Alpe di Poti. Un passante della zona è rimasto ferito in seguito a un’accesa discussione con un raver che gli ha sbattuto la portiera dell’auto sul volto.
“Siamo riusciti a intervenire subito grazie al monitoraggio dei social media dove si sono organizzati per il party abusivo e abbiamo evitato che confluissero più persone. Contiamo di risolvere la situazione in giornata“, dice il prefetto di Arezzo, Maddalena De Luca. “Al momento la situazione è sotto controllo e abbiamo aperto un dialogo con gli organizzatori”, spiega il questore del comune toscano, Dario Sallustio. L’obiettivo delle forze dell’ordine è far sì che l’area occupata illegalmente venga abbandonata dai ravers nelle prossime ore. Sta di fatto che l’episodio ricorda quanto accaduto a fine agosto a Valentano, quando migliaia di abusivi occuparono i terreni della tenuta di Piero Camilli.
Alessandro Della Guglia