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Repubblica si veste da vigile del web e lancia TrUE, ennesima unità anti-bufale

by Elena Sempione
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Repubblica fake news

Roma, 23 giu – Per caso vi è venuto qualche dubbio sul fatto che il 5G, beh, in realtà non avesse nulla a che fare con la diffusione del coronavirus? Qualcuno di voi ha seriamente pensato le mascherine avrebbero ucciso vostro figlio? Se la risposta a queste domande è «sì», da oggi non avete più nulla da temere. Perché Repubblica sta per lanciare TrUE, l’ennesima unità anti-bufale del web. Del resto, se ne sentiva proprio il bisogno. L’iniziativa – fa sapere il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari – è nata in collaborazione con il Parlamento europeo nel più ampio progetto di prevenzione contro le fake news o «infodemia», nuovo termine coniato dalla neolingua politicamente corretta.

Russia e Cina nel mirino

Così la redazione di Repubblica ha spiegato il senso (?) di questa nuova crociata: «Non si tratta di strategie di basso livello messe in piedi da complottisti, No Vax o estremisti nostrani. Costoro sono solo il tramite — più o meno consapevole — di operazioni governative ordite altrove, al di fuori dell’Unione, per danneggiare la risposta sanitaria da parte delle autorità nazionali ed europee, per aggravare la pandemia e minare la coesione sociale nei nostri paesi, la tenuta democratica interna e la stessa Ue. Destabilizzare e creare sfiducia: le fake news hanno conseguenze dirette sulle nostre nazioni. Un pericolo serio, tanto che il 10 giugno le istituzioni di Bruxelles lo dicono chiaro e tondo: “Alcune potenze straniere mirano a compromettere le nostre democrazie”. Si tratta di “Russia e Cina”. E l’Italia è tra i paesi più colpiti».

Repubblica al servizio dell’Europarlamento

In pratica, si legge sempre sul sito del quotidiano, «per fare luce sulle operazioni di manipolazione contro l’Europa, Repubblica lancia oggi TrUE, una rubrica online realizzata in collaborazione con il Parlamento europeo. Una serie di approfondimenti per capire da dove partono le fake news, per smentirle, per evidenziare quale sia il loro scopo, come Russia e Cina abbiano usato la loro propaganda per far credere agli italiani che il nostro Paese — abbandonato dall’Europa — sia stato salvato da Putin e Xi Jinping. Per raccontare ciò che invece l’Unione ha fatto. Ancora, chi sono i soggetti che diffondono in Europa le bugie di Stato elaborate da Mosca e Pechino per indebolire l’Europa e trarne vantaggi geopolitici ed economici. E infine, come gli esponenti dei partiti populisti in Europa flirtano con la retorica della propaganda russa e cinese per strizzare l’occhio a milioni di persone — e guadagnarne il consenso — già vittime delle fake news. Un manuale di auto difesa per capire e difendersi dalla disinformazione». Combattere il populismo con la lotta alle fake news: una strategia che, a onor del vero, non ha mai pagato.

Le bufale degli «sbufalatori»

Infatti, per combattere il complottismo un tanto al chilo, che c’è di meglio se non rilanciare con una teoria del complotto uguale e contraria? E dire che, con il fantomatico «Russiagate», non è che sia andata troppo bene ai debunker della domenica. Anzi, le bufale sulle interferenze russe nelle elezioni americane del 2016 sono costate alla stampa mainstream una figuraccia planetaria, e alla Botteri addirittura il posto. Ma fosse solo questo, potremmo anche concedere loro un po’ di credito. E invece poi ci ritornano in mente le fake news di Repubblica sulle armi chimiche in Siria, sull’emergenza antisemitismo, le interviste inventate ai terroristi e gli imbarazzanti granchi presi da Paolo Berizzi. Ecco, a pensarci bene, se Repubblica vuole davvero combattere le bufale, forse dovrebbe cominciare con un bel repulisti nella propria redazione.

Elena Sempione

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