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Rubati i labari della marcia su Roma all’Archivio di Stato. Spunta l’ipotesi della talpa

by Elena Sempione
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Squadristi marcia su Roma

Roma, 3 ago – Il furto dovrebbe essere avvenuto a metà giugno, ma solo ieri la notizia è stata diffusa dalla stampa. Come ha riferito Brunella Bolloli su Libero, sono stati rubati i 970 labari della marcia su Roma conservati presso l’Archivio centrale di Stato. L’edificio appartiene al complesso urbanistico dell’Eur, situato a sud della capitale, e le insegne e i gagliardetti trafugati facevano parte della Mostra della rivoluzione fascista, che tra il 1932 e il 1934 accolse oltre 4 milioni di visitatori. Stando ad alcune stime, il bottino ammonterebbe a non meno di 5 milioni di euro.

Il furto dei labari della marcia su Roma

Il furto era stato denunciato ai carabinieri dall’allora direttrice dell’Archivio di Stato, Elisabetta Reale. Le indagini sono quindi state affidate agli investigatori del Nucleo tutela patrimonio artistico e sono tuttora condotte nel più assoluto riserbo. Secondo quanto è filtrato, pare che il trafugamento dei labari della marcia su Roma sia avvenuto in tempi diversi. Magari approfittando dei lavori di ristrutturazione dell’edificio in cui erano conservati, e cioè l’enorme magazzino sito in piazzale degli Archivi.

L’ipotesi della talpa e del mercato nero

È possibile che il furto non sia avvenuto per motivazioni politiche, ma a scopo di lucro. Un labaro della marcia su Roma, infatti, può costare dai mille ai 10mila euro. E c’è il forte rischio che i pregiati pezzi trafugati siano già stati venduti al mercato nero. Ma si tratta, appunto, di ipotesi ancora al vaglio degli inquirenti. Tra le tracce delle indagini avanza però quella della «talpa». Un funzionario dell’Archivio di Stato avrebbe cioè approfittato dei lavori di ristrutturazione, nonché dello scarso numero di personale presente in loco nelle settimane del confinamento, per aiutare i ladri a trafugare le preziose insegne. Lo storico Pietro Cappellari, che frequenta assiduamente l’Archivio di Stato, ha parlato del furto definendolo una «vergogna». E ha inoltre raccontato di aver fatto richiesta già nel 2013 di poter fotografare i labari e le bandiere della marcia su Roma, ma «senza ricevere risposta. Molto strano».

Elena Sempione

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