Roma, 7 apr – Guai seri per il colosso tecnologico sudcoreano, l’azienda ha annunciato un collasso disastroso dei profitti nel primo trimestre del 2023 che ha raggiunto quasi il -96%sull’utile rispetto allo stesso periodo del 2021, il peggior risultato dal 2009. Sui conti della Samsung Electronics ha molto pesato la frenata della domanda di chip e il loro crollo dei prezzi, situazione che ha costretto l’azienda ad intraprendere delle drastiche conseguenze, incluso un taglio significativo sulla produzione dei chip, seguendo l’esempio di altre aziende del settore.
La situazione di Samsung
In una nota diramata dall’azienda si legge: “La domanda di memoria è diminuita drasticamente a causa della situazione macroeconomica e del rallentamento del sentiment di acquisto dei clienti, poiché molti clienti continuano a adeguare le proprie scorte per scopi finanziari. Stiamo riducendo la produzione di chip di memoria di un livello significativo, in particolare quella di prodotti con fornitura assicurata”. L’azienda ha inoltre aggiunto: “Abbiamo tagliato i piani di produzione a breve termine ma prevedendo una solida domanda per il medio e lungo termine, continueremo ad investire in infrastrutture per assicurare le necessarie camere bianche e ad espandere gli investimenti in ricerca e sviluppo per consolidare la nostra leadership tecnologica”.
Inflazione e poca crescita economica
Secondo le analisi di Bloomberg è la divisione dei semiconduttori che avrebbe generato perdite per circa tre miliardi di dollari. L’aumento della capacità produttiva era avvenuto durante la pandemia per far fronte alla grande richiesta di pc e smartphone. Ora, con la fine delle restrizioni, la poca crescita economica e l’aumento dell’inflazione hanno portato ad un calo della domanda di chip che ha provocato la discesa dei prezzi e un aumento delle scorte. Nonostante il drastico crollo il titolo Samsung non sembrerebbe aver risentito della situazione.
Andrea Grieco
2 comments
Ci penseranno software obbligatori (sic) più pesanti a sostenere la risalita degli hardware in difficoltà. Pure alla faccia della teoria buontempona per la quale gli hardware man mano avrebbero dovuto diventare soft… !!
Nel “micro” reale c’è poi la questione (secondo me mai risolta compiutamente), del peso finanziario, soprattutto dal lato tributario, dei magazzini.
Che dopo la Nokia si debba ridimensionare anche il nome “Samsung”, fa parte del gioco.
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