Londra, 28 mag – Le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni. Ma è anche vero che, se errare è umano, perseverare è diabolico. Per commentare Roberto Saviano, il re delle banalità, nuova icona della sinistra, ci affidiamo anche noi ai luoghi comuni: legge del contrappasso.
Le ultime sparate le aveva fatte contro Salvini, paragonando il suo libro a quello di Hitler, visto che ultimamente l’antifascismo è il suo hobby preferito: fa molto social e va bene per ogni stagione. Invece ieri, a Londra, ospite dal King’s College per un dibattito organizzato dalla Italian Society con il giornalista investigativo Misha Glenny, già collaboratore del Guardian e della Bbc, il tema principale sono stati i suoi libri sul crimine organizzato ed il business della droga: il famosissimo “Gomorra”, che ha fornito lo spunto per il film e la serie televisiva, ed il più recente “Zero Zero Zero”, sul traffico internazionale di stupefacenti (2013). “Per me si dovrebbero legalizzare tutte le droghe”, ha dichiarato lo scrittore, entrato poche ore fa in polemica con il senatore verdiniano Vincenzo D’Anna, critico nei confronti del mantenimento della sua scorta – per la cronaca, Saviano, pur affermando di voler essere libero al più presto, se l’era presa parecchio.
La proposta di legalizzare la cannabis, così come la cocaina e tutto il resto, per risolvere il problema del crimine organizzato che ci specula, non è l’unica “perla” della giornata. Ma, per inciso, ci chiediamo se – questioni di merito a parte – si possa davvero pensare che, per sconfiggere organizzazioni come la mafia, la camorra o altre organizzazioni internazionali, che esistono prima della cocaina ed hanno dettato legge da sempre attraverso ogni tipo di commercio illegale, il gioco, la corruzione, attraverso gli appalti, attualmente in Italia anche attraverso l’immigrazione, possa essere sufficiente legalizzare uno dei loro business, seppur forse il più grosso. Certo sarebbe un gran colpo, ma la questione è ben altra. E Saviano dovrebbe saperlo. Ma è fatto così. Fin quando prova a fare il giornalista investigativo ci potrebbe anche stare simpatico.
Solo che poi prende iniziative, fa di testa sua, si butta sulla politica e sulle sue «congetture» (parole sue!) come quella sul Brexit appunto: “Quelli che riciclano soldi sporchi sono gli stessi che portano avanti la battaglia per il Brexit“. Ebbene si, l’ha detto. Ma questo – breve parentesi – è solo una dei tanti episodi di quella che nel Regno Unito è stata ribattezzata “strategia della paura”, portata avanti dai grandi mezzi di informazione e da personaggi di spicco sul piano internazionale per convincere gli inglesi a votare per rimanere nell’Unione Europea il prossimo 23 giugno. Per il resto, questioni condivisibili nell’ambito del dibattito sui paradisi fiscali, il riciclaggio ed il ruolo dei “mediatori”. “L’Inghilterra – ha affermato – è il paese più “corrotto” al mondo riguardo la provenienza dei capitali finanziari, perché attira tutti i capitali sporchi attraverso le sue isole offshore”. “Il 90% delle compagnie proprietarie di immobili – ha aggiunto – hanno sedi nei paradisi fiscali, che servono non tanto ad evadere ma a nascondere il denaro ed a celarne la provenienza. Mentre i “facilitatori”, la nuova borghesia londinese fatta perlopiù di commercialisti, gestiscono il denaro ma non sono responsabili della loro provenienza, risultando quindi difficilmente incriminabili, tanto più che in Inghilterra è molto difficile dimostrare il riciclaggio”. Saviano, un consiglio: più libri e meno social.
Emmanuel Raffaele
7 comments
Secondo me la questione droghe leggere viene affrontata troppo spesso da ambo le parti pro o contro in maniera molto semplicistica. In teoria, se legalizziamo la cannabis e basta rischiamo di avere un’orda di cannabinati esattamente come ce l’abbiamo di alcolizzati da vino o birra. Sia la cannabis, sia il vino e la birra sono droghe leggere, ed entrambe possono mandare in pappa il cervello e gli organi deputati ad accogliere le sostanze (polmoni e fegato); entrambe hanno anche i famosi lati positivi – sali minerali, sostanze antistress, eccetera. Pertanto non stiamo parlando di chissà quale pericolo per la salute. Una canna è come una birra. Poi ci può essere la special come il doppio malto, ma quello sono: leggere e naturali.
Da accettare anche il fatto che noi abbiamo già delle droghe pesanti in circolazione: i superalcolici. Legalissimi. E che nessuno viene arrestato quando guida in stato di ebbrezza per poi essere sbattuto in un centro di recupero per tossicodipendenti, come invece si faceva con la Fini-Giovanardi per una canna ai giardini con gli amici.
Da accettare anche il fatto che l’uomo non sa stare senza droghe. Chiunque si droga, di poco o con poco, ma si droga. Per rilassarsi, per divertirsi, Per eccitarsi, per sopportare l’esistenza. Ogni cultura ha avuto il proprio mezzo per alterare la mente. Anche siolo il rumore eccessivo altera la mente e quindi genera sensazioni vitalizzanti, attutenti, rilassanti… non ci vuole niente ad alterare la mente e lo facciamo tutti a nostro modo. Gli eschimesi addirittura vanno in iperventilazione per farlo, non avendo sostanze o altro a portata di mano, essendo primitivi.
Basterebbe pertanto sì legalizzare la cannabis, esattamente come sono legali la birra e il vino, ma onde evitare che ci siano orde di cannabinati e di alcolizzati a far danni e pesare sullo Stato sociale, basterebbe creare due tessere elettroniche del fumatore e del bevitore ed appioppare dei codici quantitativi al prodotto comprato, limitando i consumi in modo che non possano superare una determinata soglia imposta per legge. Inoltre, se sei alcolizzato o cannabinato e hai il cancro ai polmoni o la cirrosi… sarai sempre ultimo della lista per le operazioni chirurgiche. Prima quelli che non hanno deciso di buttare la vita nel cesso. Queste due misure basterebbero anche solo a responsabilizzare un pochino i consumatori di droghe leggere di qualsivoglia tipo, salvo proteste in piazza dei soliti “diritto per tutti”.
Le droghe pesanti invece non sono assolutamente da legalizzare. Troppo forti e pericolose, oltre al fatto che sono sintetiche e velenose per propria essenza. Basterebbe combattere la mafia con l’esercito e utilizzando metodi extragiudiziali in extremis, come fece fare Mussolini al prefetto Mori, e anche se ci metteremmo più tempo ce la faremmo tranquillamente. Altroché legalizzare tutto.
Gentile Milo, ho letto le sue considerazioni che mi sembrano ragionevoli. Mi permetta però una considerazione: lei si riferisce al pericolo di “orde di cannabinati” e alcolizzati. In questo caso, però (al contrario di tanti altri), per avere un’idea grossolana di cosa potrebbe succedere dopo la legalizzazione, basta guardare cosa è accaduto in altri Stati che hanno introdotto questo provvedimento. Anche se Paesi diversi non sono sicuramente comparabili, questo permette di avere un riscontro sull’ordine di grandezza delle possibile conseguenze. Ebbene, gli Stati dove sono state legalizzate le droghe leggere hanno avuto problemi di ordine pubblico da “orde di cannabinati”? Nei Paesi del Nord Europa e negli Stati USA in cui la cannabis è stata legalizzata, ad oggi, non ci sono prove di rilevanti problemi di salute pubblica e ordine pubblico a seguito della legalizzazione. Sui Paesi Bassi glielo garantisco di prima mano, visto che ci vivo da anni, e ci lavoro come medico. Rimane il fatto che le sue proposte sono valide.
Saviano, mi hai deluso.
A ben guardare però, sin dall’ inizio si era proposto come uno scopritore dell’ ovvio (avevamo infatti bisogno che arrivasse lui, per dirci che l’ Italia ha il problema della mafia e della corruzione) e venditore di minestre stra-riscaldate.
Personaggio insopportabile. Unico possessore della Verità assoluta crede che siamo tutti dei piccoli idioti ai quali,bontà sua, elargisce piccole dosi di saccenza,sia mai che ci ingolfi il cervello.
In realtà i suoi libri dicono poco quando sono scopiazzati,meno se partoriti dalla sua mente imbevuta di mondialismo d’accatto e sinistro qualunquismo.
Concordo, parola per parola.
Secondo me invece l’uscita di Saviano è geniale, perché solo un drogato lo può confondere con un intellettuale eroe antimafia.