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Seconda ondata, la denuncia dell’Ugl: “Dov’è finita la medicina territoriale?”

by Nicola Mattei
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medicina territoriale

Roma, 7 nov – Rafforzare la medicina territoriale per avere un’arma in più nell’attuale fase di recrudescenza del virus. Questa la “ricetta” proposta dall’Ugl Sanità per allentare la pressione sugli ospedali, dando sostanza a cure domiciliari e residenziali operative durante l’intero arco della settimana al fine di poter seguire i pazienti trattabili a domicilio senza ricorrere al ricovero.

La medicina territoriale come primo argine

“Il recente congresso della CARD, Confederazione Associazioni Regionali di Distretto – spiega il segretario dell’Ugl Sanità Gianluca Giuliano – conferma come questa strada possa risultare quella da percorrere per dare un sostegno nella lotta che si sta combattendo contro il virus”. Come? “Lo si può fare creando delle ‘equipe’ composte da almeno due
medici di distretto e altrettanti infermieri per ogni territorio di almeno 50.000-60.000 abitanti, secondo la CARD, dove potranno essere presi in carico circa 150 pazienti con positività al Covid-19, con sintomatologia lieve, che potranno così essere assistiti a domicilio”. Prosegue Giuliano: “E’ evidente come in questa fase sarebbe utilissimo nell’immediato creando parimenti una base di prevenzione essenziale per il futuro, quando l’emergenza per il Covid-19 sarà finalmente messa alle spalle”.

“Chi doveva non è riuscito a programmare”

Una proposta di buon senso, destinata ad deflazionare gli accessi a pronto soccorso e reparti specializzati nei nosocomi di tutta Italia. Il proverbiale uovo di Colombo, al quale il governo non sembra però aver pensato durante i mesi estivi, nel corso dei quali è mancata qualsiasi tipo di visione anche solo di breve-medio periodo: “La Medicina Territoriale – sottolinea il sindacalista – poteva essere un baluardo dopo la prima ondata del Covid-19. Invece chi doveva non è riuscito a programmare e l’epidemia è di nuovo esplosa in tutta la sua forza. Ora non c’è più tempo da perdere – conclude Giuliano – e le istituzioni devono impegnarsi a trovare le risorse adeguate che servano a sostenere questo progetto”.

Nicola Mattei

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