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Scoperti sei immigrati in un camion frigo dalla Grecia: uno di loro ha il coronavirus

by Cristina Gauri
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Bologna, 21 set –  Una storia di ordinaria disperazione legata all’immigrazione ci arriva da un’area di servizio lungo Via degli Stradelli Guelfi, vicino Bologna. Durante un controllo ordinario i militari dell’Arma hanno individuato un tir, proveniente dal porto di Salonicco e diretto a quello di Ancona, che è risultato trasportare sei afghani palesemente denutriti, praticamente assiderati a causa della lunga permanenza nel cassone refrigerante e malati di scabbia. Uno di essi è persino risultato positivo al Covid–19.

I carabinieri di Castel San Pietro Terme, nel Bolognese, si trovavano in zona per ordinari controlli viabilistici e di sicurezza: quando però sono stati avvistati dagli afghani, ormai evidentemente allo stremo delle forze, la loro attenzione è stata richiamata con urla e richieste disperate di aiuto. Immediatamente, viste le condizioni sanitarie critiche, sono stati allertati i soccorsi e il 118 è intervenuto sul posto per valutare le condizioni generali dei sei: una volta acclarato un quadro piuttosto critico, gli afghani sono stati immediatamente trasportati al Pronto soccorso dell’Ospedale di Imola, in provincia di Bologna.

Dopo aver ricevuto le prime cure ed essere stati rifocillati, cinque di loro sono stati trasferiti presso un centro di prima accoglienza; il sesto, positivo al Covid-19, è stato trattenuto per ulteriori accertamenti e per essere sottoposto a isolamento fiduciario in un albergo di Imola. Nonostante i primi sospetti si fossero appuntati sull’autista del Tir, un 62enne di origine serbe dipendente di una azienda di trasporti con sede in Ungheria, dopo una serie di accertamenti si è potuto appurare che i sei afghani si erano introdotti furtivamente sul suo mezzo, nascondendosi nel cassone-frigorifero. Si è pertanto potuto escludere un coinvolgimento dell’autista, risultato del tutto estraneo ai fatti. I Carabinieri hanno comunque, come da prassi, reso noto il caso all’autorità giudiziaria per ulteriori adempimenti e per far luce sulla vicenda. Resta infatti da capire se l’intero viaggio sia stato una iniziativa autonoma dei sei afghani oppure se una parte almeno del viaggio sia stata gestita dalla tratta di esseri umani.

Cristina Gauri

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