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Sei indagati per la strage di Cutro: nessuna inchiesta per gli oltre 13mila immigrati morti quando al governo sedeva il Pd

by Francesca Totolo
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Cutro

Roma, 9 giu – A distanza di tre mesi dalla strage di Cutro, dove morirono 94 immigrati, la procura della Repubblica di Cosenza ha iscritto nel registro degli indagati sei persone, tre finanzieri e tre soggetti di cui non sono state svelate le identità. L’inchiesta mira ad accertare le responsabilità per i presunti ritardi nei soccorsi del barcone su cui viaggiavano gli immigrati. Il pensiero torna alle tragedie in mare del passato, come la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, dove morirono 368 immigrati quasi tutti eritrei. Allora, nessuna inchiesta fu aperta per capire eventuali errori e ritardi nei soccorsi. Per la giustizia italiana, ci furono soltanto due colpevoli: lo scafista che conduceva il peschereccio, il tunisino Khaled Ben-Salam, e il trafficante di esseri umani che aveva organizzato la traversata, il somalo Mouhamud Elmi Muhidin. Allora si alzò una forte polemica circa il ritardo nei soccorsi: secondo le testimonianze dei primi soccorritori, diportisti e pescatori, le motovedette della Guardia costiera impiegarono quasi un’ora per raggiungere il luogo del naufragio, lo scoglio dell’Isola dei Conigli. Nell’aprile del 2015, ci fu il più tragico naufragio di immigrati: circa 800 persone morirono in acque internazionali davanti alle coste libiche. Allora, il comando generale delle Capitanerie di porto, che aveva ricevuto la segnalazione di allarme, ordinò al mercantile portoghese King Jacob, l’imbarcazione più vicina, di raggiungere il peschereccio e di procedere con il soccorso. Purtroppo, il peschereccio si ribaltò per due concause, come chiarì la procura della Repubblica di Catania. Il rovesciamento fu provocato sia dalle manovre errate del comandante del peschereccio effettuate durante il tentativo di abbordare il King Jacob sia dallo sbilanciamento del peschereccio dovuto agli spostamenti degli immigrati. Nemmeno in questo caso, fu aperta un’inchiesta per chiarire la catena di comando dei soccorsi e i possibili ritardi. Per questa strage, furono condannati i due scafisti: Mohamed Alì Malek, il tunisino che conduceva il peschereccio, e il siriano Mahmud Bikhit.

Indagati per strage di Cutro, ma nulla per le 13mila vittime durante i governi di sinistra

Torniamo agli anni della grande invasione di immigrati quando si susseguirono i governi di Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. All’epoca, davanti alla Libia, si alternavano le navi militari italiane dell’operazione Mare Nostrum e le navi europee delle operazioni Triton, Sophia e Themis. A queste, si aggiunse la flotta delle Ong, sempre più numerosa. Nonostante le coste libiche fossero perennemente pattugliate, dal 2014 al 2017, morirono in mare 13.702 immigrati, secondo i dati riportati dal portale Missing migrants project dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

Gli anni con il numero più basso di morti sono stati quelli in cui erano in vigore i Decreti Sicurezza voluti dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, che vennero poi modificati nel dicembre del 2020 dal governo Conte 2. Nello specifico, dal settembre del 2018 all’agosto del 2019, furono 1.010 gli immigrati morti durante la traversata. Ciò è la riprova che le politiche volte a bloccare l’immigrazione clandestina fanno diminuire anche le tragedie in mare. Infatti, l’operazione Sovereign Borders, istituita nel settembre del 2013 dal governo australiano, ha praticamente azzerato le morti di immigrati in mare.

2016 e 2017, gli anni della mattanza nel Mediterraneo

Come è noto, in seguito al naufragio di Cutro, si era levato il coro della sinistra che parlava della responsabilità del governo Meloni. Addirittura, durante il suo primo intervento in Aula come segretario del Partito Democratico, Elly Schlein aveva chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Per svelare la solita ipocrisia della sinistra, abbiamo confrontato i dati sugli immigrati morti in mare del 2015, 2016 e 2017, ovvero quando il Pd era al governo, con i dati del 2023.

Nel 2015, dal primo gennaio al 31 maggio, sono morti 2.031 immigrati in mare, 2.096 nel 2016, 1.643 nel 2017 e 1.030 nel 2023. Ciò significa che, durante i governi del Pd sono morte più persone. Lo stesso vale anche se rapportiamo questi dati al numero degli sbarchi: nel 2015 e nel 2016, è morto il 4 per cento degli immigrati che cercavano di raggiungere le coste italiane, il 3 per cento nel 2017 e il 2 per cento nel 2023.

Quindi, la più alta percentuale di immigrati morti durante la traversata verso le coste italiane è stata registrata durante il governo presieduto da Matteo Renzi. Però, nessuno dei suoi compagni di partito allora ne chiese le dimissione e nessuna inchiesta fu aperta dalle procure per fare luce sulle responsabilità delle autorità italiane in quelle stragi in mare.

Francesca Totolo

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2 comments

Indagano 6 militari per la strage di Cutro: ma nessuno indaga per i 13mila clandestini morti con i governi del PD - Rassegne Italia 9 Giugno 2023 - 12:12

[…] Leggi la notizia su Il Primato Nazionale Precedente […]

Reply
fc 9 Giugno 2023 - 12:23

Pluri pesi e pluri misure è sempre stato in questa democrazia repubblicana pluri-forcuta. Tanto da non capirci quasi più nulla.

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