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Soldi per l’emergenza Covid nelle mani della ‘ndrangheta. Otto arresti

by Ludovica Colli
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Milano, 14 lug – Fondi per l’emergenza Covid finiti nelle mani della ‘ndrangheta. Arrestate 8 persone dal nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano per associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, auto-riciclaggio, intestazione fittizia di beni e valori, bancarotta fraudolenta. Gli arresti sono stati effettuati nell’ambito di un’inchiesta della Dia contro la ‘ndrangheta. Secondo le indagini, il “principale indagato ha presentato richiesta e ottenuto, per tre delle società “inserite nello schema di frode”, i contributi a fondo perduto stanziati dal governo per l’emergenza Covid.

Otto arresti e sequestri per 7,5 milioni di euro

Sono quattro le persone finite in carcere mentre quattro sono stati messi agli arresti domiciliari. Misure cautelari riguardano inoltre il sequestro di beni mobili, complessi aziendali e disponibilità finanziarie fino a 7,5 milioni di euro. Trentaquattro le perquisizioni in corso tra Lombardia, Veneto, Toscana, Umbria, Lazio, Calabria e Sicilia, nei confronti di 27 indagati. Le indagini hanno scoperto un “sodalizio criminale – fa sapere in una nota il procuratore di Milano Francesco Greco – composto da più soggetti alcuni dei quali contigui al clan Greco di San Mauro Marchesato” che costituisce “una ‘ndrina distaccata del locale di ‘ndrangheta di Cutro (Crotone), operante anche sul territorio lombardo”. Dalle indagine emerge una “complessa frode all’Iva nel settore del commercio di acciaio, attuata avvalendosi di una fitta rete di società ‘cartiere’ e ‘filtro’, formalmente rappresentate da prestanomi”, spiega la nota.

La frode Iva con fatture false

Nello specifico, “diverse imprese, italiane ed estere, apparentemente prive di reciproci legami societari”, sono state “utilizzate per il compimento di una imponente frode Iva, realizzata mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti”. Tra i prestanome figurano “affiliati alla ‘ndrangheta in particolare al clan di San Mauro Marchesato che fa capo a Lino Greco, cosca federata al noto locale di Cutro facente capo a Grande Aracri”.

Chiesti e ottenuti 45mila euro di contributi a fondo perduto per l’emergenza Covid

Il principale indagato, come si sottolinea nella nota del procuratore, “indicato dai collaboratori come inserito nella cosca di ‘ndrangheta” ha presentato richiesta ed ottenuto, da un lato, per tre società inserite nello schema di frode, i contributi a fondo perduto (45mila euro stanziati per far fronte all’epidemia, come disposto dal decreto 34 del 19 maggio), “attestando un volume di affari non veritiero sulle false fatture, relativamente all’anno precedente” e dall’altro “ha tentato di beneficiare anche dei finanziamenti”, previsti dal decreto legge 23 dell’8 aprile, per sostenere le imprese nella crisi economica causata dall’emergenza Covid.

Coinvolto un cinese, anche lui arrestato

Gli affiliati alla ‘ndrangheta, spiega sempre Greco, si sono avvalsi della “collaborazione” di un cinese (arrestato) residente in Toscana, “interessato a riciclare importanti somme” di denaro contante e a “mandarle in Cina”. Nel dettaglio, sarebbero stati bonificati mezzo milione di euro dai conti correnti di alcune società inserite nel meccanismo di frode fiscale. Soldi destinati per l’appunto a finire in banche cinesi.

Ludovica Colli

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