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“Sono fascisti”. Le testimonianze dei prof contro gli studenti arrestati a Firenze

by Davide Di Stefano
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Firenze, 30 nov – Si terrà domani l’interrogatorio di garanzia per i tre studenti arrestati a Firenze il 25 novembre scorso. La loro “colpa” è stata quella di aver volantinato senza autorizzazione all’interno del liceo Galileo Galilei. Secondo la Procura di Firenze questo è sufficiente per far scattare gli arresti domiciliari. Abbiamo dunque analizzato l’ordinanza che dispone una tale misura, per capire quale sia la ratio che porta ad un simile provvedimento per tre ragazzi giovanissimi e incensurati.

L’ordinanza che dispone gli arresti domiciliari

L’ordinanza, che prevede la custodia cautelare agli arresti domiciliari per tre ragazzi nati rispettivamente nel 1998, 1999 e 2000, è a firma del Gip Angelo Antonio Pezzuti. Sono indagati per il reato di violenza ad un corpo amministrativo con l’aggravante “di avere commesso il fatto travisati e in più di dieci persone riunite” (Articoli 338 e 339 del codice penale) con pene che vanno dai 3 ai 15 anni. Un articolo del codice pensato molto probabilmente per scoraggiare assalti ai tribunali o tutelare i seggi elettorali, non certo per un volantinaggio goliardico all’interno di un liceo. Forse sarebbe più corretto al massimo ipotizzare interruzione di pubblico servizio, reato che prevede pene ben più lievi e che in ambito scolastico è spesso associato alle “tradizionali” occupazioni e autogestioni dei ragazzi. Fermo restando che l’azione del volantinaggio non ha nemmeno causato l’interruzione delle lezioni, i dubbi sulla correttezza giuridica di tali misure non possono che aumentare.

A denunciare i ragazzi è stato il preside del Pd

Nell’ordinanza si legge di un gruppo di persone “travisato” (dal video pubblicato si evince chiaramente che indossavano solo le mascherine obbligatorie per Dpcm). Stando a quanto riportato nell’ordinanza, il gruppo avrebbe “usato violenza e minaccia nei confronti del preside Alessandro Giorni (dirigente Pd, ndr) che veniva spintonato e strattonato”. Stesso discorso viene riferito anche per altri docenti. Peccato che questi “spintonamenti” e queste “violenze” non abbiano generato un singolo referto né un giorno di prognosi. Tutto si basa sulle testimonianze di preside e corpo docente, anche perché l’unico video pubblicato, dai canali del Blocco Studentesco, dimostra il carattere goliardico e non violento dell’iniziativa.

Un’improbabile “testuggine romana”

Ancora più incredibile il racconto dell’azione politica in sé: “Muovendosi all’interno dell’istituto in modo minaccioso, ossia in modo compatto a guisa di una testuggine romana, avanzando nei corridoi con andatura a mo’ di onda, così da non poter essere bloccati dagli insegnanti e dal personale scolastico (…) entrando nelle aule con forza mantenendo un comportamento intimidatorio, interrompendo le lezioni e urlando “Blocco Studentesco” e lanciando volantini di propaganda”. Sostanzialmente una camminata tra i corridoi e un lancio di volantini, che nella descrizione di chi ha steso l’ordinanza diventa una roba da sceneggiatura del Signore degli Anelli.

La denuncia è stata sporta proprio dal preside Alessandro Giorni il giorno stesso dell’azione il 3 ottobre scorso. E’ lui nelle testimonianze riportare: “Si muovevano come una testuggine romana, in modo compatto e con l’andamento sinuoso”. Parole che vengono prese per buone al cento per cento, nonostante i video che testimoniano il contrario. Il preside ha anche dichiarato che i volantini riportavano il logo di CasaPound. Dichiarazione questa sicuramente falsa, come dimostrato anche dalle immagini dell’azione realizzata dal Blocco Studentesco.

Le testimonianze tutte uguali delle professoresse

Alla testimonianza del preside in quota Pd si sono poi aggiunte, due settimane più tardi, le dichiarazioni di altre professoresse. Sostanzialmente non vengono praticamente mai riportati atti violenti, ma si parla di un gruppo di ragazzi che “si muovevano con una determinazione non comune che mi ha intimorito. Come se volessero travolgere tutto quello che si trovava davanti a loro” . Insomma anche qui tanta fuffa per utilizzare un gergo giornalistico, tanti condizionali in stile “processo alle intenzioni”. Anche le professoresse caso strano utilizzano le stesse medesime parole del preside pur presentando dichiarazioni due settimane più tardi: “Avanzavano in modo compatto muovendosi come un’onda” dichiara la prof P.F., copiando paro paro anche nei termini quanto detto dal preside. Insomma qualche malizioso – ma non è il nostro caso – potrebbe pensare che le dichiarazioni siano state in qualche modo concordate. Il resto delle dichiarazioni della professoressa in questione vertono poi sui suoi stati d’animo e su quanto tanta violenza l’abbia “turbata”.

Le accuse di “squadrismo” nei confronti degli studenti

L’ordinanza che si compone di ben 17 pagine, manco fosse un processo contro la ‘ndrangheta, riporta un numero incredibile di testimonianze di professoresse. Le docenti G.R., A. F., M.G., C.V., L.M., tra il 19 e il 27 ottobre vengono interrogate e tutte quante raccontano la stessa storia. “Il gruppo si muoveva in modo aggressivo e minaccioso”, “lanciavano dei volantini”, “mi sono sentita minacciata” etc. Una serie di testimonianze in serie, perfette per incriminare i tre studenti incensurati per un reato pesante come “violenza ad un corpo amministrativo”. Le professoresse sostengono di essere state strattonate, ma dichiarano al tempo stesso che hanno anche provato a strappare i volantini dalle mani dei ragazzi. E’ evidente che in una situazione del genere lo “strattonamento” è quantomeno reciproco, tra chi cerca di strappare i volantini dalle mani di una persona e chi cerca di non farseli strappare. Eppure tutte le docenti, oltre al preside, drammatizzano il racconto manco ci si trovasse in una zona di guerra o nel bel mezzo di scontri di piazza. Non manca ovviamente la connotazione politica nelle testimonianze, visto che una professoressa non esita a definire “squadrista” l’atteggiamento del gruppo, impressione che “hanno avuto un po’ tutti i colleghi nelle ore successive commentando la vicenda”.

Quell’insolita precisione sul numero dei partecipanti

Quasi identico in tutte le testimonianze il riferimento al numero dei partecipanti: “Erano una decina”. Molti testimoni non ricordano nemmeno come fossero vestiti i ragazzi, ma tutti ricordano che erano almeno dieci. Il fatto di essere più di dieci è determinante per far scattare l’aggravante, il che qualche improvvido malizioso potrebbe pensare – ma non è il nostro caso – che numerose testimonianze in serie dove si dice “erano almeno una decina”  potrebbe essere “utili” a far scattare le misure cautelari alzando la pena prevista dai reati contestati. Ma questo vorrebbe dire che magari il preside del Pd e le professoresse si sarebbero in qualche modo accordati, magari con il placet o consiglio di un Pm amico. Ma questo vorrebbe dire che ci troveremmo di fronte ad una sorta di sistema, che prevede una commistione tra politica e giustizia nella città di Firenze, ipotesi che ci sentiamo di non considerare possibile per amore del diritto. 

“Sono fascisti, non teppistelli”

Sempre una prof parla di “ragazzi che ridevano, come se stessero facendo una goliardata”, il che cozza un pochino con le storie sulla testuggine romana, il moto ondoso, gli sguardi minacciosi e compagnia cantando. Nei gravi indizi di colpevolezza – che giustificano una misura così eccessiva nei confronti di ragazzi incensurati che alla fine hanno sostanzialmente condotto un volantinaggio – si riportano le numerose testimonianze sottolineando i passaggi che più di altri si caratterizzano per una lettura politica della vicenda. Come quella della professoressa P.F.: “Chiamiamoli con il loro nome, non teppistelli che fanno quasi tenerezza, questi sono squadristi con metodi fascisti”.

Un’ordinanza politica e “su misura”

Un’ordinanza di quasi venti pagine, dove oltre a decine di testimonianze, si citano un numero enorme di casi specifici e di interpretazioni un po’ ampie del concetto di “violenza a un corpo amministrativo”, con l’obiettivo di giustificare le misure cautelari. Si condanna poi anche il messaggio politico lanciato, che ha la grave colpa di “ridicolizzare le norme sanitarie legate al contenimento del Covid”. L’ordinanza è legata poi al pericolo di reiterazione del reato, che giustificherebbe gli arresti domiciliari. Come si sostanzierebbe questo pericolo di reiterazione? Ma è semplice. Con la stessa appartenenza dei ragazzi al Blocco Studentesco, visto che facendo parte di un movimento studentesco di questo tipo sarebbe lecito aspettarsi azioni simili (anche se non uguali e non per lo stesso reato) e dunque i tre potrebbero “tornare a delinquere”. La colpa del Blocco per i giudici di Firenze è quella di esistere. E di permettersi pure di manifestare un qualche dissenso. Non sia mai. Gettate via la chiave.

Davide Di Stefano

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7 comments

iannone ciccione ricordate il mattone 30 Novembre 2020 - 6:19

minchia a 20, 21 e 22 anni ancora al liceo, svegli questi studenti!

siete dei ridicoli peracottari

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Flavio 30 Novembre 2020 - 11:31

E tu, Iannone, sei solo un ridicolo coglione.
Te lo dice uno che ha fatto il liceo nel cuore dell’Emilia rossa ed è stato chiamato fascista:
A) per aver detto che a scuola si viene per studiare e non per socializzare;
B) per essere venuto a scuola mentre gli altri erano a manifestare (o a far festa), costringendo così le prof a far lezione.

Due pesi e due misure: in nome delle fregnacce progressiste di permette di tutto (dai fughini di venerdì per Greta alle occupazioni di routine in cui ho visto succedere di tutto), mentre per idee diverse non si possono neanche lanciare volantini.

Vorrà dire il goliardico volantinaggio dannunziano cederà il passo ad azioni stile assalto all’avanti di Ferruccio Vecchi.

P.S. Anche dopo i 20 si può entrare nella propria ex scuola a trovare i prof o a lanciare volantino. Mica significa essere bocciati…qui di ritardati ci siete solo voi zecche!

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Marco 2 Dicembre 2020 - 10:19

Risposta esemplare, meriteresti un monumento.

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McGroin 1 Dicembre 2020 - 10:10

Entra nel merito della questione se ne sei in grado, buffoncello

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Benito 30 Novembre 2020 - 7:58

Mali mortacci vostra e di tutti i comunisti! Ma ci rendiamo conto che l’assassino di casalegno quel bastardo di fiore e’ libero dal 1997? che un tumore lo fulmini

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fabio crociato 1 Dicembre 2020 - 9:26

Ora che sono al potere si terrorizzano per così poco?! A già, sono solo i figli della generazione dei katanga! Buoni il preside “monopattino” ed altri che non si sono fatti prescrivere falsamente qualche gg. di prognosi… Si vive quasi in una società di cristallo (con elefanti alla frontiera)!

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sgsa 1 Dicembre 2020 - 2:29

i frocetti di sx

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