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Spaccio internazionale, il senatore Pd Cerno citato negli atti. “Il mio ex ordinava cocaina a casa mia”

by Cristina Gauri
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tommaso cerno

Roma, 16 feb — Nelle intercettazioni i pusher lo chiamavano «il politico», senza mai nominarlo: ora il nome di Tommaso Cerno, senatore Pd è comparso negli atti — citato ma non indagato — dell’inchiesta sul traffico internazionale di stupefacenti in cui è coinvolta anche la sorella di Ornella Muti, Claudia Rivelli. Gli stupefacenti venivano consegnati a domicilio, anche durante il lockdown, o spacciati in alcuni locali della Roma «bene». Un giro di affari enorme, con 290 spedizioni tracciate per un volume d’affari di quasi 5 milioni di euro con importazioni da Olanda, Canada, Polonia, Francia, Croazia e Cina.

Cerno citato negli atti 

Il politico è citato — non come acquirente diretto, bensì come tramite di un altro soggetto identificato — della coppia di spacciatori Danny Beccaria e Clarissa Capone, meglio noti come la «famiglia romana»: figura come destinatario di quattro consegne di cocaina tra settembre e ottobre del 2019 presso la sua abitazione. Sono stati i due pusher nel corso degli interrogatori a rivelare l’identità del senatore.

L’ex direttore dell’espresso chiarisce così la propria posizione. «Sapevo tutto di questa vicenda rispetto alla quale sono completamente estraneo e ho collaborato subito con i carabinieri — ha spiegato Cerno — All’epoca ero fidanzato con un ragazzo che aveva dei problemi. Evidentemente quando non ero a casa ha ricevuto gli spacciatori presso la mia abitazione per farsi consegnare cocaina. Io non ne sapevo nulla, né ho mai avuto rapporti con nessuno di loro. Quando mi hanno avvisato, i carabinieri mi hanno anche detto di informarli se ci fossero stati problemi, ma nessuno mi ha mai avvicinato. Ho voluto bene a questa persona e sono molto dispiaciuto per lui anche se la nostra storia è finita da tempo». Versione confermata dalla ricostruzione degli inquirenti. 

Un giro milionario

Nell’inchiesta sono coinvolti vigili urbani, funzionari di banca e dell’Agenzia regionale delle case popolari, e un alto ufficiale dell’esercito che riceveva la merce direttamente in caserma. Tra le sostanze più gettonate e smerciate nel giro — oltre a 16 nuove sostanze mai giunte prima in Italia — vi era la droga dello stupro: proprio lo smercio questo tipo di stupefacente aveva visto coinvolta Claudia Rivelli, che la smistava nascondendola nelle confezioni di shampoo.

Cristina Gauri

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1 commento

Cesare 16 Febbraio 2022 - 7:42

C’ era stato il silenzio su questa faccenda di Cerno.Appena ha preso posizioni un po’ critiche nei confronti della dittatura sanitaria e della sinistra, ecco che viene fuori questa storia di sodomia e cocaina.
Bisogna sempre sospettare l’innocenza di quelli che vengono attaccati sui media di regime; spesso sono solo dei coraggiosi non allineati esclusi dalla vera mangiatoia

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