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Il Tar frena le Ong: “I porti li decide il ministero”. Perché è una sentenza storica e cosa succede ora

by Alessandro Della Guglia
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Roma, 22 giu – Toghe nere? Giudici sovranisti? Non scherziamo. Il Tar del Lazio ha semplicemente messo mano alla legge italiana, ribadendo che i porti di attracco vengono decisi dal ministero dell’Interno. Dunque è legittimo assegnare un determinato porto, scelto dal governo, alle navi Ong che trasportano clandestini. I magistrati stavolta hanno insomma bloccato le pressioni delle organizzazioni non governative, con una sentenza storica perché sulla carta ostacola chi prova a far sbarcare immigrati sulle nostre coste.

I porti di attracco non li decidono le Ong: ecco la sentenza storica del Tar

Nello specifico, il Tar del Lazio ha respinto due ricorsi presentati contro il ministero dell’Interno, guidato da Piantedosi, accusato di aver assegnato illegittimamente i porti di Ancona e La Spezia – il 7 e il 23 gennaio scorsi – alla nave Geo Barents affittata da Medici Senza Frontiere. Secondo i legali di Msf, le due destinazioni non doveva stabilirle il Viminale. Quei porti non dovevano essere assegnati perché troppo lontani dalla zona di soccorso venir assegnati in quanto lontani dalla zona di soccorso, peraltro con il sospetto ventilato che erano stati scelti perché in città guidate dall’opposizione di centrosinistra. Nulla di tutto questo è stato accolto dal Tar, neppure la tesi cardine delle Ong, secondo cui alle navi deve essere assegnato il porto più vicino.

Secondo i giudici è “evidente ed innegabile” che spetti al ministero dell’Interno assegnare il porto in quanto “le operazioni di soccorso vanno inquadrate nel più ampio e complesso contesto del fenomeno migratorio via mare” che oltre al soccorso implica anche l’accoglienza, l’ordine pubblico e la gestione generale del fenomeno migratorio.

Non solo, sempre secondo il Tar del Lazio, “non convince l’architrave logico secondo il quale la nozione di ‘porto sicuro’ coinciderebbe necessariamente con quello più vicino alla zona di soccorso“, scrivono i magistrati: anche perché “manca una definizione chiara ed internazionalmente condivisa di ‘porto sicuro’ indissolubilmente legata al concetto di porto più vicino”. Insomma, secondo i magistrati il governo ha adottato una “corretta applicazione del principio del porto sicuro”. E lo ha fatto tenendo in considerazione una serie di elementi: la “sollecita definizione delle operazioni preordinate” all’assegnazione del porto per “garantire la breve durata delle operazioni di soccorso”; le dimensioni della Geo Barents, una nave considerata idonea “ad affrontare in sicurezza un più lungo tragitto”; la “mancata segnalazione” da parte della Ong di “situazioni di urgenza a bordo”. Oltre all’impossibilità per i centri di accoglienza vicini alla zona del soccorso di ospitare clandestini, con la conseguente necessità di portarli in zone meno congestionate.

Verosimilmente la sentenza del Tar non fermerà i continui blitz delle Ong, di sicuro però mette i bastoni tra le ruote ai paladini delle porte aperte, costretti ad attendere le decisioni governative. Non potranno insomma usare la scusa del “porto più vicino” per scaricarci clandestini.

Alessandro Della Guglia

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1 commento

Germano 22 Giugno 2023 - 12:27

Stronzate! No cambia nulla, anzi ! Le imbarcazioni con immigrati clandestini dovrebbero essere fermate prima di arrivare in acque territoriali italiane, caricate su navi della Marina Militare e immediatamente riportate nel porto da cui sono partite a spese del paese che ha permesso questi turisti di partire. Cioè il confine marittimo italiano e non i porti che li accolgono dovrebbe essere il capolinea.

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