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Terra dei Fuochi, la scatola nera di una catastrofe dimenticata

by La Redazione
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Napoli, 20 giu – Diario di bordo: sono in centro città per una manifestazione contro i finanziamenti del governo alla guerra russo-ucraina, mi chiamano dicendo di correre in un comune della provincia di Napoli, Caivano, poiché brucia un mega deposito di quasi 200 auto da rottamare, fumo nerissimo in cielo visibile da diversi km. Mi precipito col mio scooter vecchio e impolverato, sento e vedo le sirene dei Vigili del Fuoco in uno scenario bellico, con 40 gradi e aria afosa anche senza rogo. Mi avvicino quanto più possibile per qualche foto e video. Non so quante centinaia di copertoni sono finiti carbonizzati, ai margini del Parco Verde, non so quanti terreni agricoli e falde acquifere saranno contaminate irrimediabilmente. Fatto sta che la Terra dei Fuochi ci accompagna ogni giorno della nostra esistenza. Soprattutto nel periodo caldo e nelle periferie lontane dai circuiti turistici. La politica se ne ricorda sui social, solo sotto elezioni.

Terra dei Fuochi, tra veleni e abbandono sociale

Lo scenario: la periferia napoletana e casertana post globale, teatro di un’apocalissi ambientale ultratrentennale, senza cenni di discontinuità. Quasi una scatola nera della modernità, dove sono più evidenti le secrezioni tossiche e disumanizzanti di un sistema iniquo, quasi irreale, al limite della degenerazione antropologica. La terra diventa veleno, il rinnegare l’identità ancestrale dei nostri avi, il fuoco che consuma tutto ciò che il mondo ricco non vuole più, generando morte. Palazzoni dormitorio, comuni sciolti per infiltrazioni mafiosi o in semi default, piloni stradali, campi rom, discariche, centri commerciali. Emigrazione, omologazione, abbandono sociale. Spirito di sopravvivenza e spregiudicata creatività endemica. Dentro questi contenitori, che spesso diventano contenuti, contraddizioni isteriche al limite della schizofrenia intellettuale. Il tempo è quello del dopo pandemia, dell’apoteosi del mondo senza confini, del mondialismo senza compromessi. O del suo definitivo tracollo, in un crepuscolare, quanto incerto, cammino dell’umanità verso il caos preinstallato.

Una Chernobyl ignorata

Spartiacque tra questi eventi duraturi e calamitosi, è lo studio ultimato dal gruppo di lavoro indipendente dell’Istituto Superiore di Sanità, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli Nord nel 2016, con un obiettivo specifico e ben delineato: pubblicare dati empirici e multifattoriali sul nesso tra Terra dei Fuochi e insorgenza di malattie oncologiche o patologie correlate al disastro campano. I dati sono venuti fuori tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, significativamente scioccanti per la crudezza, in cui emerge un territorio devastato da anni di emergenze e veleni, con coefficienti altissimi di morti e malati nelle zone prese sotto esame. Silenzi, omertà, connivenze, all’ombra di una Chernobyl alle falde del Vesuvio. Dove tante piccole bare bianche aspettano, e chiedono, ancora una giustizia, che per adesso, ancora non è arrivata.

Massimiliano Esposito

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