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Quanto è pericoloso il terrorismo anarchico?

by Guido Taietti
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terrorismo anarchico

Chiusa l’esperienza del terrorismo rosso di tradizione marxista-leninista, il nostro Paese ha conosciuto la progressiva crescita della minaccia anarchica. Una forma di violenza politica, quella del terrorismo anarchico, molto differente, per scopi e per strategie, ma innegabilmente di notevoli dimensioni, tanto da essere considerata, per pericolosità, la prima minaccia terroristica. Prima anche del terrorismo islamico. È una forma di violenza politica relativamente sottovalutata nel dibattito sui media, ma che fa del «basso profilo» una propria cifra strategica per potersi muovere con maggiore libertà verso il conseguimento dei propri obiettivi.

Una nebulosa inafferrabile

La «minaccia anarchica» è legata a una galassia dai contorni indefiniti, che vive tra il legale e l’illegale e prospera lontano dalle attenzioni dell’opinione pubblica. Un universo che comprende concerti illegali, occupazioni, squat, vecchi arnesi della generazione passata, una fitta rete di siti e forum, librerie, circoli, un notevole reticolo di contatti internazionali e una grande tradizione di lotta contro l’autorità. Il tutto sotto la parola d’ordine della «solidarietà rivoluzionaria».

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di aprile 2021

Il terrorismo anarchico oggi

Lontano dal modello irreggimentato che era il tratto saliente della tradizione leninista, lontano da direttivi, regole severe, comunicati e burocrazia, la violenza anarchica sviluppa un modello basato sia sulle proprie convinzioni rivoluzionarie (ideali e «tecniche», cioè su come realizzarle), sia sul diverso contesto investigativo e politico in cui si trova ad operare. Per usare parole loro: «Oggi consideriamo primaria non la connessione delle strutture armate ma la loro polverizzazione finale in molte iniziative, sempre più piccole e dirette, per essere facilmente comprensibili e riproducibili». Così Alfredo Bonanno nell’articolo Il dilemma della lotta armata, pubblicato sul numero 57 della rivista Anarchismo nel 1987. Tanto per cominciare, quando si parla di terrorismo anarchico, è da dire che la figura del «clandestino» è oggi praticamente scomparsa: quella che un tempo costituiva la funzione centrale di organizzazioni come le Brigate rosse rappresenta oggi una strada impraticabile. Troppo difficile «scomparire» o «essere qualcun altro». Il mondo anarchico elabora quindi nuovi paradigmi che meglio rispondono…

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