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La testimone dell’omicidio di Fermo: “Minacciata e insultata, la mia vita è un inferno”

by Davide Di Stefano
17 comments

testimone omicidio di Fermo minacciataFermo, 8 lug – “Mi hanno eliminato il profilo Facebook, non c’è più niente, hanno cancellato i miei amici, tutte le mie foto, i miei ricordi. Basta, lasciatemi in pace”. Pisana Bachetti, la donna che ha ribaltato la versione di comodo dell’omicidio di Fermo, raccontando l’aggressione subita da Amedeo Mancini prima di sferrare il fatidico pugno, ora sta pagando cara la sua testimonianza. Intervistata dal quotidiano locale Cronache Fermane, la testimone ha raccontato di come la sua vita “sia diventata un inferno. Appena due minuti fa ho ricevuto l’ultimo messaggio. Mi davano della nazista. Ed è solo uno dei tanti che mi stanno arrivando. L’elenco è lungo: xenofoba, e tanto altro ancora. Sto passando un incubo“. Una persecuzione che la donna non riesce a spiegarsi: “Questo solo per aver fatto quello che ogni cittadino nella mia situazione avrebbe dovuto fare”.

La “colpa” della donna è quella di aver fornito una versione dei fatti più vicina alla realtà, quella di un litigio finito in tragedia. Una colpa grave in un mondo dove media, politica e pubblica opinione avevano già deciso secondo schemi preconfezionati e politicamente corretti, chi fosse la vittima e chi il carnefice, in linea con l’ideologia dell’accoglienza e dell’obbligatoria condanna alla xenofobia. Pisana Bachetti è esasperata, le pressioni che sta subendo le fanno maledire il giorno in cui si è trovata sul luogo del delitto e la conseguente scelta di raccontare quello che aveva visto: “Ho fatto solo il mio dovere da cittadina ed ora mi trovo all’inferno. Non voglio più essere disturbata, basta, lasciatemi in pace, non voglio dire più niente né parlare con nessuno. Sono stata sbattuta in prima pagina quasi prima del nome dell’assassino. Ricevo chiamate da tutta Italia“.

Tra i media che non hanno preso minimamente in considerazione la versione della testimone oculare dei fatti, la prima ad aver chiamato la polizia, la propaganda che si è generata intorno all’uccisione di Emmanuel Chidi Namdi e la censura che in Senato ha dovuto subire Giovanardi, lo scenario da caccia alle streghe è abbastanza completo. A rendere il tutto ancora più orwelliano c’è poi l’elemento della cancellazione del profilo Facebook della donna, avvenuto subito dopo la pubblicazione della sua testimonianza. “Mi hanno eliminato il profilo Facebook, non c’è più niente, hanno cancellato i miei amici, tutte le mie foto, tutti i miei ricordi. Basta, lasciatemi in pace”.

Davide Di Stefano

 

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17 comments

Pietro Frignani 9 Luglio 2016 - 12:03

C’è poco da dire.o sei allineato o vieni emarginato,mi viene da pensare che sia roba da regime,quello tosto.

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Loredana 9 Luglio 2016 - 12:46

solo lei può aver chiuso il profilo e sicuramente lo avrà fatto momentaneamente

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Alfredo 9 Luglio 2016 - 10:54

Vediamo se la Giustizia sarà degna della maiuscola,altrimenti rimarremo nell’arbitrio o peggio nella partigianeria. In base agli elementi si dovrebbe profilare l’ipotesi della misura cautelare meno afflittiva; Mancini potrebbe andare ai domiciliari.

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anna maria dalla casapiccola 9 Luglio 2016 - 1:12

Credo che strappare un palo della strada e sbatterlo sulla testa di un a persona, non significhi difendersi (eventualmente) da un pugno.
Parliamo di un morto, ragazzi!!!! Chi vogliamo difendere???? chi lo ha ammazzato????
Anna Maria.

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Gilles lettinazio 9 Luglio 2016 - 10:24

L’ autopsia ha confermato basta che uno vada a leggere e non Topolino.

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Gilles lettinazio 9 Luglio 2016 - 10:30

Se ti aggredissero porgi l’ altra guancia???

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Lu 12 Luglio 2016 - 1:41

La versione della signora è l’ esatto contrario. Ma il punto non questo, al di là della terribile disgrazia di chi o che cosa. E’ la propaganda che si crea i tg e giornali che si buttano immediatamente sulla versione che avvalora ciò che gli fa comodo, la polica in prima fila che urla “alla gogna” . La testimone che siccome racconta, e ci credo, viene minacciata e messa al bando,solo perchè ciò che ha visto non collima con quello che vuole il sistema, il prete che contravvenendo a tutto ciò che rappresenta offre anch’esso una versione manipolata e che si candida come parte lesa, mi domando a che titolo. Adesso arrivo al dunque, io non dico di schierarsi ma mi chiedo come non si fà a vedere una regia in tutto questo?
Luca

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giorgio 9 Luglio 2016 - 4:43

la qualità dell’intelligenza sinistrata e sottovuoto viene fuori in questi casi. minacciare un testimone non si usa manco più nelle peggiori mafie.

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Gilles lettinazio 9 Luglio 2016 - 10:28

A me l’ hanno chiuso per 24h e sulle immagine di copertina ho pure lasciato il commento per cui sono stato bloccato e il post incriminato non mi sembrava tale da essere bloccato.

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frosine 10 Luglio 2016 - 3:45 Reply
Antonio Cancelliere 10 Luglio 2016 - 9:02

Fermo, 9 lug – Dopo la visita medica condotta su Amedeo Mancini, che ha evidenziato la presenza di numerosi ematomi compatibili con una colluttazione (e non con un’aggressione unilaterale), arrivano anche le risultanze dell’autopsia sul corpo di Emmanuel Chidi Namdi, il nigeriano vittima del diverbio. Risultanze che sembrano confermare una verità che sta pian piano prendendo forma. E che dista anni luce dall’iniziale ricostruzione dei fatti.

Primo dato che emerge dall’autopsia è che Emmanuel non è stato colpito da alcun palo della segnaletica stradale. Sul corpo del nigeriano, infatti, si troverebbero solo i segni di un pugno, all’altezza della mandibola. Pugno peraltro sferrato senza particolare violenza, dato che risulterebbe solo una lesione al labbro senza interessamento dell’arcata dentaria, che risulta perfettamente integra. La morte del richiedente asilo, secondo il medico legale Alessia Romanelli, incaricata dell’esame dal sostituto procuratore di Fermo Francesca Perlini, è invece da ascrivere alla frattura posteriore del cranio, causata dall’impatto con un marciapiede dopo la caduta all’indietro del nigeriano, cui è seguita una copiosa emorragia.

I tre elementi sembrano potenzialmente poter ribaltare la versione circolata inizialmente, che peraltro vede la sola moglie di Namdi come testimone. Acquista invece quota la versione fornita dal Mancini e dalla “superteste” Pisana Bacchetti, vale a dire quella di una colluttazione nella quale sarebbero stati il nigeriano insieme alla moglie ad aggredire – la testimone aveva parlato di “vero e proprio pestaggio” – il fermano, colpendolo anche con un segnale stradale sradicato da terra.

Read more at http://www.ilprimatonazionale.it//cronaca/omicidio-fermo-autopsia-conferma-versione-mancini-47646/#4XSWjTUuaFEz8ZOv.99

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mazingaZ 10 Luglio 2016 - 3:02

Gli hanno menato per 5 minuti e con un palo, poi si è rialzato…e chi è Mazinga Z? ps: questa dell’account puo dire cosa vuole, visto che si parla di prove e voi parlate di prove, ha in qualche modo provato che gli è stato cancellato, tra l’altro quando ha sparato sta cazzata qualcuno ha controllato il profilo era ancora bello li al suo posto, ah buoni gattini nei retini 😀

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silva 11 Luglio 2016 - 4:38

basta basta basta.. ho un bel pò di nigeriani che abitano sopra casa mia. non se ne può più .non lavorano, urlano da matti a tutte le ore del giorno e della notte, si tolgono le scarpe prima di entrare in casa con il risultato che le scale sono diventate una discarica di scarpe puzzolenti… le loro donne fanno la bella vita e loro spacciano cocaina..come si può andare avanti così???? rimandateli a casa loro.. se non si vogliono adeguare alla nostra civiltà.. forse credono ancora di vivere nelle capanne???

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dodo 4 Agosto 2016 - 3:59

io so solo una cosa prima di parlare di ultra’ destroide ma lo sapete come son visti nel mondo i nigeriani

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