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“Vorrei sapere come si diventa un cittadino di serie A”: parla Andrea Costantino, detenuto negli Emirati da quasi due anni

by Francesca Totolo
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Costantino

Roma, 8 dic – Detenuto in una cella di Abu Dhabi per 14 mesi, poi trasferito in una dependance dell’Ambasciata italiana, l’imprenditore Andrea Costantino è una delle vittime dell’incompetenza della politica estera e della diplomazia italiana. Arrestato nel marzo del 2021, senza un mandato e senza motivazioni, spiega: “Non ho potuto comunicare con la mia famiglia per 68 giorni, mentre la prima visita autorizzata è arrivata dopo 30 giorni, non dell’Ambasciatore italiano, ma di un segretario qualunque, una cosa che non succede mai. Il primo colloquio con l’Ambasciatore è avvenuto solo due mesi dall’arresto, dove mi ha riferito che non poteva fare nulla perché, a detta sua, non era una questione politica”. Ora, Costantino è impossibilitato a lasciare Abu Dhabi perché le autorità emiratine gli hanno comminato una sanzione da 550mila euro. Quella che è stata una disastrosa gestione delle relazioni internazionali dell’ex ministro Luigi Di Maio, si è trasformata in una cella per l’imprenditore italiano: “Il mio arresto è legato alle pessime, ormai compromesse, relazioni diplomatiche fra Italia ed Emirati Arabi. All’inizio del 2021, l’allora ministro Di Maio ha rotto un contratto, esistente dal 2016, relativo alla vendita di armi agli Emirati, provocando così la loro reazione”.

Intervista ad Andrea Costantino, imprenditore italiano detenuto da due anni negli Emirati Arabi

Con quale accusa è stato arrestato?

Ho poi scoperto di essere stato arrestato per aver appoggiato i ribelli Houthi nello Yemen. Non solo: mi hanno addirittura accusato di essere un loro leader. Al termine del processo la sentenza ha stravolto il castello accusatorio: sono stato rilasciato, in base all’articolo 228 del Codice penale degli Emirati, nel quale vengono citati “supremi interessi nazionali e dello Stato”. Verrò, quindi, scarcerato alla fine del maggio scorso e trasferito all’Ambasciata italiana, grazie all’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita negli Emirati in occasione dei funerali dell’emiro Khalifa bin Zayed Al Nahyan.

Cosa è successo realmente prima del suo arresto?

Nel 2015, ho gestito un carico umanitario di gasolio della Oil Premier con la precisa autorizzazione delle autorità marittime militari degli Emirati Arabi, perché nello Yemen è in vigore il blocco dei porti. Il mio carico era diretto alla compagnia petrolifera Yemen Petroleum Company, allora controllata dalla coalizione Arabia Saudita ed Emirati. Avevo, quindi, un permesso umanitario per la consegna del gasolio nello Yemen che serviva a ospedali e scuole. La consegna era stata poi effettuata tramite un’altra società terza, autorizzata dalla suddetta coalizione, nel marzo del 2016. Nel novembre del 2017, dopo un anno dall’avvenuta consegna del carico umanitario di gasolio nello Yemen, l’Arabia Saudita ha pubblicato la lista nera dei ricercati Houthi. Tra questi, compariva il nome del capo della società terza a cui era stato affidato il carico di gasolio per la consegna nel porto yemenita. Ricordo che quella società aveva ottenuto l’autorizzazione dalla coalizione saudi-emiratina e tutti i pagamenti erano avvenuti tramite la banca centrale.

Quindi, è stato arrestato per la gestione di un carico umanitario di gasolio avvenuta sei anni prima?

Sì, esattamente. Peraltro, il mio avvocato non ha nemmeno potuto accedere agli atti della procura.

Dopo l’arresto, è stato interrogato?

Durante l’interrogatorio, davanti al pm, ero piuttosto rasserenato perché sapevo di avere tutti i documenti riguardanti l’attività della mia società in regola. Poi le domande si sono spostate stranamente sulla questione italiana.

Molti italiani liberati da prigioni straniere hanno raccontato di trattamenti di favore ricevuti. Ci può raccontare la sua esperienza?

Ero nel braccio riservato a prigionieri politici e terroristi. Eravamo in 14 in una cella di 15 metri quadrati, senza finestre e senza bagno. Il cibo ci veniva buttato in terra. Ho cicatrici fisiche e mentali che non mi permettono ancora di dormire.

Ha dichiarato che la prima telefonata alla famiglia dal carcere è stata autorizzata dopo 68 giorni di detenzione.

Prima di quella telefonata, un ufficiale si è raccomandato di dire a mia moglie che la questione non riguardava me, ma problemi di relazioni tra gli Emirati e l’Italia.

Ora è stato trasferito in una dependance dell’Ambasciata italiana. Ha potuto riabbracciare sua moglie?

Stefania non può venire a trovarmi perché il nostro ministero degli Esteri non le può garantire la sicurezza. Rischierebbe l’arresto una volta sbarcata ad Abu Dhabi.

Ha dichiarato di aver pagato le scelte scriteriate dell’ex ministro Di Maio che ha portato alla crisi diplomatica con gli Emirati Arabi.

Basta dire che, nel luglio del 2021, in seguito alla decisione del ministro Di Maio di stracciare i contratti per le forniture militari, gli Emirati Arabi hanno chiuso la base militare italiana di Al Minhad, una struttura strategica per la nostra Difesa, la quale da anni forniva supporto logistico per le missioni in Medio Oriente e Africa. Nel giugno del 2021, Abu Dhabi aveva già negato il permesso di fare scalo in città all’aereo che portava i giornalisti in Afghanistan per l’ammaina bandiera. La dissennata decisione di Di Maio ha messo in pericolo tutti i cittadini italiani che si trovavano negli Emirati. Io sono diventato, in quel momento, una perfetta merce di scambio.

Ora le autorità di Abu Dhabi le chiedono 550mila euro per poter lasciare il Paese. Lei è in grado di pagare?

Assolutamente no. Io sono in stato di indigenza. L’Ambasciatore precedente mi disse che lo Stato italiano non poteva pagare un altro Paese e che potevo rivolgermi a qualche conoscente in Italia per un prestito. Poi, mi disse che potevo contrarre una sorta di debito con l’Agenzia delle entrate, da restituire entro due anni, come se io avessi qualche responsabilità per quella crisi diplomatica.

Ha duramente condannato l’assenza quasi totale dell’Ambasciata italiana durante la sua detenzione e il dilettantismo dell’ex ministro Di Maio. Ora quest’ultimo è stato indicato come possibile inviato speciale dell’Unione europea nei Paesi del Golfo Persico, lei avrà ulteriori ripercussioni?

Il National News, principale quotidiano del Paese ed espressione del governo, ha scritto che gli europei hanno un vero senso dell’umorismo quando indicano un Di Maio che è riuscito in poco tempo a distruggere le relazioni tra l’Arabia Saudita e l’Italia. Ora Matteo Salvini e Antonio Tajani dichiarano che la proposta non è arrivata da loro. Però, mi chiedo: chi c’è ora al governo? Credo che il mio arresto sia stato un messaggio chiaro all’Italia.

A proposito del nuovo governo, nell’agosto del 2021, Giorgia Meloni ha incontrato sua moglie Stefania e ha dichiarato che “non smetteremo di impegnarci per riportare a casa un nostro connazionale”. Un mese prima, aveva pure pubblicato un video in cui la definiva “ostaggio” della crisi diplomatica causata da Di Maio. Qualcosa si sta muovendo? Ha sentito il ministro Tajani?

Vorrei capire come si diventa un cittadino di serie A. Per Alessia Piperno, detenuta in Iran, si sono mossi immediatamente politica, istituzioni e intelligence. Il rilascio, infatti, è avvenuto in breve tempo. La Farnesina e l’intelligence sono stati protagonisti ed elogiati per questo. In Egitto, un non cittadino italiano, come Patrick Zaki, viene tutelato dal nostro Paese e coccolato dalla stampa. Io, al momento, non ho ricevuto nemmeno una telefonata del nostro ministro degli Esteri, nemmeno mia moglie. Sono un italiano di serie B?

Francesca Totolo

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1 commento

bc 8 Dicembre 2022 - 4:12

Si nasce cittadino di serie A, non si diventa.

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