E dire che Viceti era disposto a tutto pur di riportare, seppur temporaneamente, il capolavoro in Italia: āSe nelle prossime settimane non verrĆ fissato l’appuntamento a Parigi attiverò eclatanti azioni non violente. Non escludo nemmeno l’incatenamento davanti al ministero di Parigi” ā aveva dichiarato in ottobre. Qualche giorno fa ha invece reso nota la risposta arrivata dalla Francia per bocca di Vincent Berjot, direttore generale del Patrimonio e longa manus del ministro della Cultura Aurelie Filippetti: āSensibile al vostro desiderio di favorire l’accesso dei capolavori dell’umanitĆ al più grande numero possibile di persone, mi dispiace tuttavia non poter dar seguito favorevole alla vostra richiesta. Come voi stesso sottolineate, il prestito di questāopera insigne porrebbe moltissime difficoltĆ tecniche. Più fondamentalmente, questo quadro ĆØ indissolubilmente legato allāimmagine e alla reputazione internazionale del museo del Louvre, che ogni anno accoglie più di 8 milioni di visitatori, venuti dalla Francia e dal mondo intero, a cui sarebbe impossibile far accettare lāassenza di questāoperaā.
Insomma, Italia liquidata con una breve missiva perché, ci dicono, la Monna Lisa è un simbolo e la Francia non può privarsene
Ha sicuramente ragione Berjot a dire che la Gioconda ĆØ un simbolo. Da oggi, insieme ai marò e alle grandi aziende nazionali spolpate e svendute al miglior offerente, diviene simbolo di un’Italia in stato comatoso e priva di sovranitĆ .
Roberto Guiscardo