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“Parlateci di Bibbiano”. Uno slogan ancora attuale contro le censure del Pd

by Ettore Maltempo
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adesivo con scritto "Parlateci di Bibbiano"

Roma, 12 nov – “Parlateci di Bibbiano”, era questo il leit motiv che aveva invaso il web durante le indagini sugli affidi illeciti e gli abusi sui minori perpetrati nel comune di Bibbiano, in cui era stato coinvolto anche il sindaco locale del Pd. Una richiesta di informazione per una delle inchieste più delicate e pesanti dell’anno, che però non riusciva a trovare spazio mainstream, offuscata piuttosto dall’ultimo dei pettegolezzi. 

Il muro di omertà è stato sfondato grazie all’iniziativa spontanea di tanti cittadini, noti e meno noti, che hanno chiesto di parlare dei fatti di Bibbiano sul web, sui muri, nelle piazze. Una vicenda che per l’incastro di politica, magistratura e servizi sociali ricordava molto quella della comunità degli orrori del Forteto, nel Mugello, che ha portato la settimana scorsa alla condanna definitiva per il ‘profeta’ Riccardo Fiesoli. 

Il Forteto, passerella della sinistra toscana

Al Forteto venivano assegnati bambini nonostante i fondatori, Fiesoli e Goffredi, fossero stati già condannati negli anni Settanta per violenza su minori. Della vicenda si occupò già un’interrogazione in Consiglio regionale toscano, nel 1980. Le conclusioni a cui giunsero Msi e Dc erano tristemente identiche a quelle che emergeranno poi a livello giudiziario, ma purtroppo solo decenni dopo. Decenni di abusi evitabili, se non fosse stata per la difesa a oltranza che l’allora Pci sollevò a favore del proprio bacino di voti.

Al Forteto, comunità finanziata per decenni dalla Regione Toscana, sono passati in tanti: da Piero Fassino ad Antonio Di Pietro, da Rosi Bindi a Susanna Camusso, da Alex Zanotelli a Michele Gesualdi, da Riccardo Nencini a Giuliano Pisapia, da Livia Turco a Tina Anselmi, da Claudio Martini a Edoardo Bruno. E poi ancora i giornalisti Betty Barsantini e Sandro Vannucci. Senza dimenticare i magistrati del Tribunale dei minori di Firenze, che garantivano gli affidi: Francesco Scarcella, Piero Tony, Gianfranco Casciano. E l’elenco potrebbe continuare. 

Il Pd contro le conferenze su Bibbiano e Forteto

Quando si parla delle vicende accadute prima al Forteto e poi a Bibbiano, il Pd si sente chiamato in causa. E cerca di impedirle, minacciando azioni legali. Da un lato non vuole essere tirato in ballo, ma dall’altro ci si tira dentro da solo. Ultimamente è avvenuto per le conferenze di Bergamo e di Lucca, il mese scorso a Mantova. Nella città orobica si parla “Da Barbiana a Bibbiano”, andando a individuare anche i legami fra la comunità di Don Milani e il Forteto.

A Lucca, il padrone di casa Fabio Barsanti, consigliere comunale di CasaPound, ospita il deputato Giovanni Donzelli e il giornalista Francesco Borgonovo. Due che, su Forteto e Bibbiano, sono piuttosto ferrati. Il primo, deputato di Fratelli d’Italia, è membro della commissione parlamentare di inchiesta sul Forteto, ed è stato vicepresidente della commissione regionale sempre sul Forteto. Francesco Borgonovo, vicedirettore del quotidiano La Verità, è invece autore del libro “Bibbiano – I fabbricanti di mostri”. 

Marcucci, il difensore d’ufficio

Contro la conferenza ha tuonato il senatore Pd Andrea Marcucci: “È una cosa orribile, una menzogna totale, che non può diventare un’arma politica utilizzata dalla destra. Chi scrive queste schifezze, dovrà risponderne”. E la prima risposta arriva da Francesco Storace direttamente sulla pagina Facebook del senatore: “Coda di paglia? Com’è Di Maio vi poteva chiamare ‘il Partito di Bibbiano’ e Donzelli no?”. Il riferimento esplicito è agli attacchi che Luigi Di Maio aveva lanciato contro il Pd e sulla cui base aveva escluso qualunque accordo. Salvo contraddirsi pochi mesi dopo e creare il governo giallofucsia.

Marcucci evita però di citare il Forteto, dove sono intervenute sentenze definitive che parlano un po’ più chiaro dell’impasto fra politica e l’orrore di una comunità dove venivano sperimentati nuovi tipi di ‘famiglia’, basati sull’omosessualità e l’isolamento dei suoi componenti. Un modello, quello del Forteto, su cui tanta intellighenzia ha speso parole di elogio, senza ritrattare a sentenze avvenute. Anche la risposta di Fabio Barsanti, non si fa attendere: “Ancora una volta a sinistra non si vuole che si parli di pagine oscure che vedono coinvolti propri esponenti politici. Marcucci minaccia querele e attacca un convegno a cui partecipano un parlamentare della Repubblica e il vicedirettore di una testata nazionale. Si tratta di un attacco gravissimo alla libertà di espressione”.

Alla fine Marcucci non ha tutti i torti a sentirsi escluso dalle vicende del Forteto, considerando che non viene dal Partito comunista ma da quello liberale, con una lunga parabola che vuole il politico vincente allineato al contesto che lo circonda. Ed evidentemente in Toscana la voce degli eredi del Pci produce ancora un’eco assordante.  

Ettore Maltempo

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