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La farsa del corteo a Firenze e la sinistra che teme di perdere “l’egemonia culturale”

by La Redazione
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Roma, 6 mar – Possiamo dirlo? Quel corteo a Firenze ci ha fatto schifo. Questa continua ricerca di gettare l’Italia indietro al 1945 è disgustosa e nauseante, così come troviamo irrispettoso cercare di ricreare un clima da anni di piombo, a dispetto dei morti e del dolore delle famiglie. Ma soprattutto è imbarazzante vedere quei quattro pseudo-leader agitarsi sotto il palco e mostrarsi impegnati in conversazioni all’orecchio per discutere il futuro della loro coalizione come se dall’accordo tra Schlein e Conte, benedetto da Landini (magari in attesa di seggio e ministero come da lunga tradizione sindacale?), potesse dipendere davvero il futuro della nostra nazione.

Il corteo di Firenze ci dice questo: la sinistra ha paura di perdere la battaglia culturale

Dove erano i manifestanti “antifascisti per la democrazia e la costituzione” quando i giovani di destra nei primi anni ‘90 organizzavano convegni nelle facoltà di Lettere in varie università italiane? Studenti picchiati, minacciati, insultati da gente che a volte nemmeno aveva la terza media, ma faceva parte dei centri sociali e quindi, di diritto, poteva decidere a chi venisse concessa la parola o meno in un ateneo. Dove erano mentre venivano apposte scritte insultanti sotto le case di quei giovani? Erano impegnati a organizzare la loro presa di potere nel post tangentopoli, peccato che poi arrivò Berlusconi.

Ma la sinistra è così. Quando governa, esercitando la sua capacità di occupazione sistematica del potere, non ha bisogno di muovere le piazze per evocare lo spettro fascista. Appena vede il rischio della perdita dell’egemonia ecco che si ricompatta, solida, per starnazzare slogan di antifascismo militante. E va bene tutto, compreso il fatto che lo slogan sia recitato da una radical chic svizzero/americana (e pure italiana) e da un avvocato prestato alla politica e poi rimastoci, in politica, incollato col mantice della sua sete di potere.

Se avere la destra, o parte di essa, al potere rappresenta un’occasione storica, allora questa risiede in un radicale cambio dell’egemonia culturale che ha infestato la scuola, i cinema, i teatri, le università, i musei della nostra Italia negli ultimi settant’anni. E bisogna cominciare proprio dalla scuola, che non deve diventare di destra (state tranquilli, cari compagnucci col moccio al naso) bensì un luogo libero dove ognuno possa discutere le proprie idee anche se esse rappresentano, udite udite, una posizione post-fascista.

Penna Nera

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1 commento

Fuk 6 Marzo 2023 - 1:29

Inserire il pd nella scelta. Bastardi senza gloria

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