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Così parlò Zoroastro: la religione dell’altro Iran

by Alfonso Piscitelli
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Iran

L’altra Persia sta con Zarathustra. La religione originaria dell’Iran, a differenza del paganesimo greco-romano o di quello egizio, non si è mai estinta nella sua continuità regolare e ha rappresentato per la nazione erede di uno dei più grandi imperi dell’antichità una presenza nettamente minoritaria (nel dilagare dell’islam portato dagli invasori arabi), ma anche una sottile tentazione per la maggioranza degli iraniani odierni.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di novembre 2022

Aria di famiglia

La dinastia Pahlavi – che per Pio Filippani Ronconi era «un capitolo del romanticismo europeo» con il suo rievocare le glorie delle dinastie achemenide e sasanide – onorava lo zoroastrismo come parte preziosa della identità nazionale, ma in fondo i grandi teologi islamici che l’Iran ha visto nascere re-interpretavano Allah come una ierofania della luce, luce che illumina il mondo, e dunque tra mille cautele evocavano l’archetipo del dio profetizzato da Zarathustra: Ahura Mazda.

Questo dio, per noi occidentali, ha un significato affine e sorprendentemente moderno. Tradotto in un italiano plausibile, Ahura Mazda è «il supremo signore pensante»; il suo pensiero, ovvero la saggezza cosmica, rappresenta la base dell’universo creato: qualcosa di molto simile al logos «che è in principio», secondo la visione filosofica di Eraclito o quella teologica di Giovanni evangelista.

Lo zoroastrismo tra Iran e Occidente

Rispetto all’orientamento nettamente metafisico delle misteriosofie dell’India, lo zoroastrismo appare anche più affine come etica all’indole degli occidentali. Vi è infatti una valorizzazione della vita terrena, che l’uomo è chiamato a santificare con il lavoro creativo, con la coltivazione dei campi e la tutela della natura. Ma, soprattutto, l’uomo è chiamato a prendere parte alla grande battaglia cosmica tra luce e tenebre, schierandosi coscientemente e militarmente dalla parte del bene luminoso mediante i propri «retti pensieri, rette parole, rette azioni». Anche per i discepoli di Zarathustra vita est militia super terram.

Lo zoroastrismo ha esercitato un influsso notevole sia sull’ebraismo che sul cristianesimo: l’angeologia ebraica, infatti, risente della riforma enoteistica del paganesimo persiano. In virtù della predicazione di Zarathustra, gli antichi Deva furono da un lato demonizzati, dall’altro reinterpretati come santi arcangeli, ovvero ufficiali obbedienti dell’esercito celeste agli ordini di quel Signore supremo la cui virtù principale era il pensiero. Ancor più pregnanti sono gli impulsi che dalla Persia filtrano nel cristianesimo: il tema del salvatore universale nato da una vergine, il tema apocalittico dell’incendio finale del mondo e della resurrezione dei giusti in corpi glorificati.

Da Ficino a Nietzsche

Anche al di là dell’area delle religioni monoteistiche, l’influsso spirituale della Persia è forte. Nei primi secoli dell’era cristiana la figura di Mithra – che nel mazdeismo era stata ridimensionata, ma che riemerge nel II-I secolo a.C. – viene ripresa dal mondo ellenistico e poi romano dando luogo al mithraismo di età tardoantica: un culto virile, militare che nell’ambiente delle legioni resisterà a lungo al dilagare del cristianesimo. Quando poi la religione «galilea» si afferma come culto esclusivista di Stato e la Scuola di Atene viene chiusa, gli ultimi scolarchi del platonismo trovano rifugio propri nell’area dell’impero persiano.

Dopo il Medioevo l’influsso persiano riemerge in un autore del Rinascimento, Marsilio Ficino, che interpreta Zarathustra come uno dei…

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