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Ernst Jünger, il sismografo della modernità: l’imperdibile volume della collana “Gli Imperdonabili”

by Adriano Scianca
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Dopo il successo dei «Grandi Italiani», il Primato Nazionale ha inaugurato con il nuovo anno «Gli Imperdonabili». E cioè gli intellettuali fuori dagli schemi, i maledetti, i proscritti. Quelli che non possono essere perdonati, pietre miliari di una visione del mondo che deve eternamente essere alimentata. Come per i Grandi Italiani, anche la collana degli Imperdonabili ha un formato agile, veloce, non accademico. Ogni libretto, un proiettile, una vitamina per lo spirito, una risorsa per la controffensiva metapolitica. Dopo i quaderni dedicati a Ezra Pound, Giovanni Gentile e Robert Brasillach, questo mese esce il volume su Ernst Jünger, scritto da Michele Iozzino. Qui vi proponiamo in anteprima la presentazione del libretto, scritta dal direttore del Primato Adriano Scianca [IPN]

Ernst Jünger, il sismografo della modernità

Ernst Jünger è l’esempio di come una natura aristocratica nobiliti qualsiasi cosa. L’intellettuale tedesco ha mostrato, nella sua lunga e avventurosa vita, una straordinaria poliedricità, tanto nelle forme di espressione che nei contenuti. Ha scritto cronache di guerra, trattati filosofici sistematici, articoli di politica, diari, autobiografie, romanzi, saggi in forma aforistica. Ha parlato di guerra, di pace, di tecnica, del tempo, di Lsd e di coleotteri. È stato efficacemente definito un «sismografo del Novecento», secolo che ha attraversato praticamente nella sua integralità, raccontandolo da una distanza siderale, che gli ha conferito una straordinaria, ma talvolta anche ingannevole, profondità di vedute. 

Se si esclude L’Operaio, saggio organico di incredibile acutezza, con cui non abbiamo ancora fatto veramente i conti, e con il quale il suo autore ha accarezzato un tentativo di cavalcare lo Zeitgeist presto archiviato, Jünger non è mai stato un filosofo nel senso pieno del termine, cioè un pensatore sistematico, con una sua proposta concettuale coerente. Libro dopo libro, anno dopo anno, stagione dopo stagione, ciò che si è conservato e che conferisce unità all’opera jüngeriana è in realtà solo lo sguardo di Jünger stesso sulla realtà, ma come tratto antropologico, non teoretico.

Il volume su Ernst Jünger può essere acquistato anche online, sia in versione cartacea che digitale (clicca QUI)

Jünger ci appare in effetti come un individuo dotato di una aristocraticità innata, un uomo oggettivamente superiore, che ha attraversato un secolo cruciale della modernità, interrogando, testando, sperimentando, con la stessa curiosità che potrebbe provare un marziano sceso in avanscoperta sulla Terra. Ogni volta ne è uscito con lo stesso stile, con l’originalità e la brillantezza che gli erano propri, ma emanando riflessi unici, non replicabili altrove, come un cristallo rarissimo.

È per questo che lo abbiamo visto sperimentare l’Lsd, scrivere trattati pacifisti o evocare persino lo «Stato mondiale» senza perdere nulla del suo smalto, della sua natura superiore. I medesimi argomenti, sottratti alla sua penna, presi sul serio in senso letterale, portati sulla terra rispetto alla stratosfera jüngeriana in cui sono stati concepiti, subiscono rapidamente una consunzione che li rende irriconoscibili. Un po’ come quando si vede un bel vestito addosso a un modello affascinante, con un fisico dalle proporzioni perfette, e poi, indossato da noi, ne otteniamo un risultato caricaturale. 

https://edicola.ilprimatonazionale.it/prodotto/junger/

Ecco perché abbiamo detto che la sua profondità sa essere «ingannevole». Questa è la sua grandezza e il suo limite: egli è rimasto se stesso attraversando esperienze, ma anche argomenti, che avrebbero svilito altri. È anche lo stesso motivo per cui Adriano Romualdi poteva dire che il romanzo Sulle scogliere di marmo è una sorta di manifesto antinazista, eppure il suo stile scintillante e apollineo sono una perfetta rappresentazione dello «stile fascista» applicato alla narrativa. Esattamente per questa ragione, non è mai sorta una scuola jüngeriana così come sono sorte scuole heideggeriane, nietzscheane o evoliane. Il che non è detto che sia un male, a ben vedere. 

Adriano Scianca

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