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Eroi dimenticati: Giuseppe Durini, le cinque giornate del patriota

by Tommaso Lunardi
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milano giuseppe durini

Roma, 9 nov – Nel corso della storia della nostra nazione vi sono stati molti eventi importanti ed assolutamente cruciali per la creazione di quella che oggi è l’Italia. Uno di questi momenti, uno dei massimi episodi del Risorgimento è stato quello delle Cinque Giornate di Milano. Tra i patrioti presenti nel capoluogo lombardo, troviamo anche Giuseppe Durini.

Il nobile milanese

Il 2 novembre 1800 i due conti Angelo Durini ed Antonia Mauri ebbero un figlio. Il giovane rampollo di famiglia diverrà, nel corso del tempo, uno dei maggiori rappresentanti della celebre famiglia lombarda. Dopo aver brillantemente completato gli studi nella vicina Università di Pavia, Giuseppe Durini lavorò all’interno dell’amministrazione milanese per alcuni anni prima di diventare fidato consigliere di alcune importanti famiglie austriache in territorio milanese.

Ben presto, però, abbandonò questi legami ed, anzi, si unì nella Imperial-Regia Privilegiata Strada Ferrata Ferdinandea Lombardo-Veneto gestita da niente meno che da Daniele Manin. In particolare, il ruolo di Durini venne allo scoperto nel momento in cui lavorò alla realizzazione di un tratto di ferrovia che collegava Milano, Brescia e Venezia riuscendo a convincere l’amministrazione di Bergamo a passare attraverso la città lombarda.

Il rivoluzionario ministro dell’Interno

Milano, però, iniziava a diventare una città di rivolte e di insurrezioni. Giuseppe Durini, che da molto tempo aveva legato con Daniele Manin, accolse le richieste dei rivoluzionari e combatté al fianco dei rivoltosi. Anzi, una volta creatosi il governo provvisorio di Milano, svolse il ruolo di ministro dell’Interno del neonato esecutivo. Con altri patrioti, Milano giunse alla decisione di unificare la regione con la potenza sabauda. Durini fu uno dei promotori di questo progetto e lo sovraintese assieme a Gabrio Casati.

Con la fine dell’esperienza rivoluzionaria, Giuseppe Durini venne condannato all’esilio. Scappò prima a Parigi, poi a Bruxelles per, infine, tornare a Novara dove, a causa di una grave malattia, morì il 21 ottobre 1895.

Tommaso Lunardi

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